Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

                                   Vostro danno.
 AURELIA
 Ahi che dolor! Che affanno!
545Chi mi porge ristoro?
 Filiberto crudele, io manco, io moro. (Finge svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
 per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
 Poverina, da vero?
550Ha il naso freddo freddo,
 mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno,
 un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
 Acqua della regina, oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
555È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
 l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
 vi vuol altro che odori.
 CORNELIO
                                           Il so ancor io.
 Eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                     Alla lezione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
560(Chi alla femina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
 Eccomi. Come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 Eppur non è venuta niente smorta.
565Zitto, zitto rinviene.
 AURELIA
 Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì vi crederò.
 AURELIA
570Se voi non mi credete io morirò.
 
    Crudelaccio, crudelaccio,
 non mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
 Non mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
    Io son tutta tutta vostra, (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
575questa destra è tutta mia,
 quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubbilar.
 
 AURELIA
 
    Imparate o donne care,
 che vi pare? Non fo bene?
580Or si ride ed or si sviene,
 piange il volto e ride il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
 non s’avvede dell’inganno;
 queste donne affé ne sanno
585di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
 Andate, signor mio,
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
 Io credea... Compatite.
 CORNELIO
 Orsù, perché non dite
590ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
 io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
 avevo poste ben le cose a segno
 ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
595Ah per amor del ciel, non vi stancate
 d’essermi protettor.
 CORNELIO
                                       Già l’avversario
 si era posto in spavento
 e trattava con me l’aggiustamento.