Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 a riscaldarne il sol.
 
835   Se ben da te diviso
 ovunque volga il piè,
 ragionerò con te
 ed avrò sempre inciso
 nell’alma il tuo bel volto
840ancor se mi fia tolto
 questo gradito sol.
 
 SCENA VIII
 
 LISAURA sola
 
 LISAURA
 Giusti dei, v’è nel mondo
 cotanta iniquità? V’è sulla terra
 chi temerario ardisce
845rapir l’altrui con esacrando eccesso?
 E lo soffrono i numi? E stride invano
 il folgore di Giove?
 Dove si cela, dove
 l’empio che il genitor tradire aspira?
850Seco voglio sfogar lo sdegno e l’ira.
 Ma no femmina imbelle,
 che dir, che far potrei?
 Crudelissimi dei,
 perché non mi è concesso
855potermi cimentar col viril sesso?
 Farei veder ben io
 che ancor nel petto mio si cela un core
 di coraggio ripieno e di valore.
 
    È pena troppo barbara
860sentirsi oh dio morir
 e non poter mai dir:
 «Morir mi sento».
 
    V’è nel lagnarsi e piangere
 un’ombra di piacer;
865ma struggersi e tacer