Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 tutto è tormento.
 
 SCENA IX
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
 sono quasi sicura;
 ma Lisaura, Pasquino e Porporina
870non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
 perché i disegni miei riescan felici.
 Ecco Pasquin; con questo
875ch’è alquanto bacellone
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
 ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
 Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
880Oh non t’avessi conosciuta mai!
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì m’han fatto
 quello che far usate
 voialtre femminaccie indiavolate.
 AURELIA
 Sei forse innamorato?
 PASQUINO
885Così fossi appiccato.
 AURELIA
 Forse tradito sei?
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
 Oh povero Pasquino,
 che sei tanto bellino,
890se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No credimi, o caro,
 che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
 Se dicesse da vero
895vendicar mi potrei di Porporina.
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se ci vede il padron, cosa dirà.
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservano in disparte
 
 AURELIA
 Non importa, vien qua.
 Fra noi s’ha d’aggiustare
900e si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato!) (Da sé)
 PASQUINO
                           Sì sì vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
 (Bravissimo!) (Da sé)
 AURELIA
                              È noioso
 il signor Filiberto agli occhi miei.
 PASQUINO
905Dir non posso di cor: «Mira colei».
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto. (Ad Aurelia)
 AURELIA
 Se parlassi di cuor...
 PASQUINO
                                        Se vi degnaste...
 AURELIA
 Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
 FILIBERTO
910(Femmina scellerata!)
 PORPORINA
                                            (Oh core indegno!) (Da sé)
 AURELIA
 
    Allegri e contenti
 s’amiam di buon core.
 
 A DUE
 
 Più dolce è l’amore
 novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
915   Che voglia mi vien
 d’andarli a scannar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
 E vada la serva...
 
 A DUE
 
 A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
920   Indegna. (Ad Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così?
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
 già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
    Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
925mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, birboncella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
930   Indegno, briccone, (A Pasquino)
 ti vo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
 mi vo’ vendicar.
 
 AURELIA, PORPORINA A DUE
 
    Fermate, tacete,
935non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento!
 Che fiero tormento!
 L’affanno, lo sdegno
 vuol farmi creppar.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 LISAURA e DORINDO
 
 LISAURA
940Sì, mio caro Dorindo, eccovi il foglio.
 Il padre, che di me non ha sospetto,
 ieri l’ha sottoscritto e non l’ha letto.
 DORINDO
 Oh quanto di ciò godo! (Prende il foglio)
 Vedrete oggi, mia cara,
945quant’opportuno a noi fia questo foglio.
 E vedrà ser Imbroglio
 e ser Cornelio e il conte, ch’è un bagiano,
 che la biscia ha beccato il ciarlatano.
 LISAURA
 Ma quando sarà il giorno
950che potrò, senza tema,
 dir: «Dorindo sei mio»?
 DORINDO
 Nulla di più desio.
 Oggi, se mi seconda amica sorte,
 spero di divenire a voi consorte.
 LISAURA
955Lo voglia il ciel.
 DORINDO
                               Vedrete
 qual sia l’affetto mio.
 Oggi si rivedrem; Lisaura, addio.
 
    Senza temer d’affanni
 va l’usignol talora
960cantando su l’aurora,
 scherzando in libertà.
 
    Senza temer perigli
 scherza così quest’alma
 e la bramata calma
965alfin ritroverà.
 
 SCENA II
 
 LISAURA, poi AURELIA
 
 LISAURA
 Amor non dà mai pace,
 quand’un’alma dovrebbe esser contenta,
 timore e gelosia l’alma tormenta.
 AURELIA
 O signora Lisaura, le son serva.
970Ella è sempre più bella e più vezzosa.
 Quando mai si fa sposa?
 LISAURA
 Ch’io sia sposa o fanciulla,
 quest’è un affar che a voi non preme nulla.
 AURELIA
 Anzi mi preme assai;
975anzi sempre bramai
 che il ciel secondo e amico
 fosse al suo cor. (Non me n’importa un fico).
 LISAURA
 Ed io bramai di core,
 per non dirvi bugia,
980che voi di questa casa andaste via.
 AURELIA
 Grazie alla sua bontà. V’andrò ma forse
 bramerà il mio ritorno
 e si ricorderà d’Aurelia un giorno.
 LISAURA
 È difficile molto.
 AURELIA
                                  Oh già si sa
985che una dama di rango non si degna
 rammentarsi di me vile ed abbietta.
 LISAURA
 Siete, Aurelia mia cara, una fraschetta.
 
    Mi par mill’anni vedere
 il ben che m’innamora,
990sarò contenta allora
 vicina all’idol mio,
 che dal piacere, oh dio!
 mi balza il cor nel sen.
 
 SCENA III
 
 AURELIA, poi CORNELIO