L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Malatesta, 1750

 L’ARCADIA IN BRENTA
 
 
    Dramma comico per musica da rappresentarsi nel Regio Ducal teatro di Milano nella primaviera dell’anno 1750, dedicato a sua eccellenza la signora contessa Rosa di Harrach, nata contessa di Harrach, governatrice di Milano.
    In Milano, MDCCL, nella regia ducal corte, per Giuseppe Richino Malatesta, stampatore regio camerale, con licenza de’ superiori.
 
 Eccellenza,
    a vostra eccellenza, nata solo a seriose cose grandi, non conviene la dedicatoria d’una comica, benché musicale, rappresentazione; ma il nostro ardentissimo desiderio, che sospira ogni rincontro, benché menomo, per contestare quel rispetto ed ossequio che reverentemente vi professiamo, non può rattenersi fra que’ limiti che un maturo discernimento li prescrive; onde, confidando in quella generosa bontà e clemenza di spirito che dall’Insubria tutta nell’eccellenza vostra ammirasi, ottenere speriamo compatimento e perdono, mentre umilissimamente ci daremo sempre il sommo onore di sottoscriverci di vostra eccellenza umilissimi, ossequiosissimi servitori.
 
    Gli associati
 
 Lettor gentilissimo,
    pochi saranno quelli che letta L’Arcadia in Brenta non averanno. Si sa quasi comunemente aver figurato l’autore di quest’Arcadia una conversazione di sette civili ed oneste persone in un luogo delizioso fra quei magnifici palaggi che adornano il fiume Brenta e che formano una delle più belle villeggiature d’Italia. Tre uomini e tre donne formarono la raunanza, cioè Silvio, Giacinto, Foresto, Marina, Rosanna, Laura, a’ quali s’aggiunse dopo qualche giorno Fabrizio Fabroni di Fabriano che per la sua età e per il suo carattere, misto di sciocco e di faceto, riescì il condimento della gioconda società loro. L’Arcadia di cui ora parlo consiste principalmente in motti arguti, detti faceti, novelle spiritose, canzonette, madrigali e cose simili, per lo che, potendo una simile conversazione intitolarsi giocosa accademia, fu per la stessa ragione dall’autore intitolata L’Arcadia in Brenta, colla respettiva similitudine dell’Arcadia di Roma, in cui cose più serie e più elevate si trattano.
    Io adunque per argomento della mia presente operetta non prendo già L’Arcadia in Brenta che scritta trovasi dal nostro autore, poiché in essa materia non trovo per una teatrale rappresentazione.
    Sul fine di detta Arcadia, sciogliendo gli sette arcadi la loro gentile conversazione, s’invitano vicendevolmente per la susseguente stagione e, tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito e seco li condusse in un suo casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente L’Arcadia in Brenta. Invitò Rosanna e Laura, Giacinto e Foresto, lasciando da parte Marina e Silvio, perché essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.
    S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con madama Lindora, dama di una straordinaria stucchevole delicatezza, ed il conte Bellezza di una caricatissima affettazione.
    Il povero Fabrizio, di gran core ma di poche sostanze, per sostener l’impegno a cui incautamente s’apprese, andò in rovina, rimasto in pochi dì senza denaro e senza robba e col rossore di doversi vedere scornato dagli ospiti e ridotta L’Arcadia in una comedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresto, uno degli arcadi ma il più confidente di Fabrizio, quello a cui aveva egli raccomandata l’economia della casa.
    Questa mia Arcadia in Brenta è tanto istorica quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da’ codici antichissimi della Malcontenta, ove vanno a terminar i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo e si riducono poveri per volerla spacciar da grandi.
    Siccome quest’operetta fu tagliata la prima volta sul dosso degl’attori che l’hanno rappresentata a Venezia, così, dovendosi ora rappresentare in questo teatro da personaggi diversi, è stata dall’autore medesimo in qualche parte variata per uniformarsi al preciso carattere de’ nuovi attori.
 
 
 PERSONAGGI
 
 PARTI SERIE
 
 ROSANNA
 (la signora Angiola Sartori)
 GIACINTO
 (il signor Nicola Peretti)
 
 PARTI BUFFE
 
 MADAMA LINDORA
 (la signora Maria Angiola Paganini)
 LAURA
 (la signora Anna Castelli)
 IL CONTE BELLEZZA
 (il signor Carlo Paganini)
 MESSER FABRIZIO FABRONI da Fabriano
 (il signor Giovanni Leonardi)
 FORESTO
 (il signor Agostino Bossi)
 
    L’inventore e direttore de’ balli sarà il signor Francesco Nardi. La scena si rappresenta in un casino delizioso di messer Fabrizio, situato alle rive del fiume Brenta.