Semiramide, libretto, Parigi, Quillau, 1755, I

555(Chi alle femmine crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
 Eccomi. Come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 Eppur non è venuta niente smorta,
560zitto, zitto rinviene.
 AURELIA
 Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì vi crederò.
 AURELIA
565Se voi non mi credete, io morirò.
 
    Crudelaccio, crudelaccio,
 non mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
 Non mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
    Io son tutta tutta vostra, (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
570questa mano è tutta mia,
 quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubilar.
 
 AURELIA
 
    Imparate, o donne care,
 che vi pare, non fo bene?
575Or si ride ed or si sviene,
 un la mano e l’altro il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
 non s’avvede dell’inganno;
 queste donne affé ne sanno
580di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
 Andate, signor mio,
 Aurelia è offesa e son offeso anch’io.
 FILIBERTO
 I’ credea... Compatite.
 CORNELIO
 O su, perché non dite
585ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
 io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
 avevo poste ben le cose a segno
 ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
590Ah per amor del ciel, non vi stancate
 d’essermi protettor.
 CORNELIO
                                       Già l’avversario
 si era posto in spavento
 e trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
 Volesse il ciel che fossimo aggiustati,
595palazzisti, avvocati
 mai più trattar vorrei;
 e goder la mia pace anch’io potrei.
 CORNELIO
 Andate voi dal conte
 la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
600consumare l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
 Potrei ma se mi riesce
 di prenderlo in parola,
 l’autorità non tengo
 di stringere il contratto;
605venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornelio caro,
 non fate che il piacer mi riesca amaro;
 fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                 Datemi almanco
 sottoscritto da voi un foglio in bianco.
 FILIBERTO
 Fin questo si può far.
610Del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
 Eccovi il calamar, la penna, il foglio. (Tira fuori tutto di tasca)
 FILIBERTO
 «Filiberto Tacconi (Scrive)
 affermo quanto sopra si contiene».
 Basta così?
 CORNELIO
                        Va bene. (Prende il foglio)
 FILIBERTO
615S’io presto non finiva
 di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
 Da vero?
 FILIBERTO
                    La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
 Or via siete spicciato,
 domani voi sarete consolato.
 
620   Vado illustrissimo
 il favorevole
 patto a concludere,
 a vosustrissima
 io do il buongiorno
625e a vosustrissima
 farò ritorno
 con brevità.
 
    Un cor ch’è nobile,
 un cor magnanimo
630sempre conoscere,
 patron lustrissimo,
 sempre si fa.
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Manco mal che la sorte mi provede,
 mi ama Aurelia; Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
635(Ecco il padron). (Parlano in disparte fra di loro non sentiti da Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiediamogli perdono).
 PORPORINA
 (Se vogliamo ottenerlo
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
 (E poi in cucina torneremo amici).
 FILIBERTO
 Io far l’aggiustamento?
640Non lo faccio in cent’anni, oh che tormento!
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
 Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi bacio la man.
 PASQUINO
                                     Vi bacio il piede.
 FILIBERTO
645Temerari, bricconi.
 PORPORINA
 Signore io non volevo,
 è stato lui.
 PASQUINO
                      È stata lei che ha detto:
 «Piglia, piglia Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver. Malandrino,
650sei stato tu. Colui è un disgraziato, (A Filiberto)
 mezzo il vin della botte ha tracannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti
 e giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
 Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
655chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vo’ scoprir.
 PASQUINO
                            Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
 e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
660Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù per non far torto all’uno e all’altro,
 giacché ha fatto ciascun le parti sue,
 vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
665Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te briccone. (A Pasquino)
 (Senta signor padrone. (A Filiberto piano)
 Per sgravio di coscienza,
 il povero Pasquin, sappia, è innocente
 e quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
670Buono.
 PASQUINO
                 (Signor padrone una parola
 in grazia. (A Filiberto piano)
 Per rabbia ho detto mal di Porporina,
 peraltro ella è innocente, poverina).
 FILIBERTO
 Meglio; ma io vi credo
675due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
 Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
 Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò; davver ve l’assicuro.
 PASQUINO
 Sulla mia pudicizia io v’assicuro.
 FILIBERTO
680(Se mando via costoro
 a trovarne altri due sarò impicciato).
 Orsù v’ho perdonato
 per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
 Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!