L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Malatesta, 1750

 SCENA VII
 
 Viene una portantina, da cui scende madama LINDORA servita da due braccieri, e detto
 
 LINDORA
 Come! Non vi è nessuno
275che mi venga a incontrar? Dov'è il padrone?
 FABRIZIO
 Vi prego inginocchione
 perdonar, se ho tardato.
 LINDORA
 Il padrone di casa è un malcreato.
 FABRIZIO
 Il padrone son io.
 LINDORA
280Oh, scusi, padron mio.
 Detto ho così per gioco.
 Gli domando perdon, se ho detto poco.
 FABRIZIO
 Che serve! Un'altra volta
 meglio si parlerà.
 LINDORA
285Guardate per pietà
 che non vi siano fiori.
 Io non posso sentir cattivi odori.
 FABRIZIO
 L'odor non è cattivo. Faccia grazia.
 LINDORA
 Oibò. (S’avvanza e si tura il naso)
 FABRIZIO
               Qualche disgrazia?
 LINDORA
290Maledetto giardino.
 Ho sentito l'odor di gelsomino.
 FABRIZIO
 Vuol che lo butti via?
 LINDORA
                                         Subito, presto.
 FABRIZIO
 Vatene, o brutto vaso,
 che di madama hai conturbato il naso.
 LINDORA
295È lei il signor Fabrizio?
 FABRIZIO
                                             Sì signora.
 LINDORA
 È questo il suo casin?
 FABRIZIO
                                          Questo è il casino
 dove ogn'anno villeggio.
 LINDORA
 Oibò, che robba! Non si può far peggio.
 FABRIZIO
 Se mai non le piacesse, ella è padrona
300d'andar quando le pare.
 LINDORA
 No no, non voglio fare
 questo gran torto al mio signor Fabrizio;
 resterò, vi farò questo servizio.
 FABRIZIO
 Obbligato davvero ma se mai
305se ne volesse andar...
 LINDORA
                                         Dite, ove sono
 le arcadi pastorelle?
 FABRIZIO
                                       Io non lo so.
 LINDORA
 Non importa, signor, le cercherò.
 FABRIZIO
 Comanda ch'io la servi?
 LINDORA
                                              Obbligatissima;
 voi siete un po' vecchiotto.
310Io voglio che mi serva un giovinotto.
 FABRIZIO
 Adunque, s'io son vecchio,
 perché viene da me?
 LINDORA
                                         Per tormi spasso.
 FABRIZIO
 Spasso de' fatti miei? (Adirato)
 LINDORA
                                           No, bel visino,
 no, di voi non mi burlo, anzi vi stimo,
315vi lodo, vi professo obbligazione;
 e vi dico che siete...
 FABRIZIO
                                      Un bel minchione.
 LINDORA
 Non dicevo così.
 FABRIZIO
                                 Ma io lo dico.
 LINDORA
 Quando lo dite voi, non contradico.
 FABRIZIO
 Ma vede, non conviene
320una donna di spirto come lei
 perdere il tempo suo co' pari miei.
 LINDORA
 Voi siete un bello spirto,
 voi siete della Brenta il primo onore,
 d'Arcadia il gran pastore;
325siete signor Fabrizio
 senza diffetto alcun...
 FABRIZIO
                                         Senza giudizio.
 LINDORA
 Eh, che dite?
 FABRIZIO
                           Conosco il merto mio.
 LINDORA
 Quando lo dite voi, lo dico anch'io.
 FABRIZIO
 Dunque...
 LINDORA
                      Dunque men vado
330a ritrovar le belle
 di questa vostra Arcadia pastorelle.
 
    Riverente a lei m'inchino.
 Ehi, braccieri, qua la mano.
 Venga presto... Andate piano.
335Venga poi... Non mi stroppiate.
 Che animal! Non posso più.
 
    Via bel bello andiamo avanti,
 gli son serva, addio, monsù. (Parte)