Semiramide, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757, II

 DORINDO, PORPORINA e PASQUINO che restano in disparte e detti
 
 DORINDO
 Fermatevi, signor, che nulla tiene
 quel vostro bel contratto,
 a’ quanti è stipulato?
 CORNELIO
1050Stamane fu firmato.
 DORINDO
 Questo è del giorno d’ieri.
 CORNELIO
                                                  E che contiene?
 DORINDO
 Un’ampia donazione
 che fa di tutto il suo
 Filiberto alla figlia.
1055Quest’istrumento il giorno d’ieri è fatto;
 onde non val di questo dì il contratto.
 CORNELIO
 La lite tornerà.
 DORINDO
                              Non ho paura.
 So ch’ell’è un’impostura.
 Signor, siete ingannato. (A Filiberto)
1060Cornelio e ser Imbroglio v’han gabbato.
 FILIBERTO
 Che siate benedetto; e qual mercede
 posso darvi, signor?
 DORINDO
                                       Di vostra figlia
 a me basta la mano; e voi sarete
 padron del vostro, fino che vivete.
 FILIBERTO
1065Io son contento.
 LISAURA
                                Ed io felice sono.
 DORINDO
 Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
 Aurelia, andate tosto
 fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
 di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate.
1070Se la robba non v’è più non vi voglio.
 Non va l’obligazione.
 AURELIA
 Voi mi sposaste senza condizione.
 Voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
 Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
1075Se speraste goder soffrite il danno,
 sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
 Pietà, signor padron.
 PASQUINO
                                         Misericordia.
 FILIBERTO
 Siete qui, disgraziati?
 Ancor per questa volta
1080vi siano i vostri falli perdonati.
 CORO
 
    Chi lieto giubbila,
 chi tristo geme,
 chi piange e freme,
 chi lieto sta.
 
1085   Dolente è il core
 del traditore;
 ma l’innocente
 godendo va.
 
 Fine del dramma
 
 Siegue il ballo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 IL TRASCURATO
 
 
    Dramma giocoso per musica da rappresentarsi nel teatro della molto illustre città del Porto nell’anno 1762, dedicato à excellentissima senhora donna Anna Joaquina de Lencastre.
 
 
 INTERLOCUTORES
 
 FILIBERTO rico e descuidado
 (o senhor Nicolau Setaro)
 LIZAURA sua filha
 (a senhora Maria Giuntini)
 AURELIA orfa en casa de Filiberto
 (a senhora Lucia Paladini)
 PASQUINO criado de Filiberto
 (o senhor Nicolau Garsoni)
 PORPORINA criada de Filiberto
 (a senhora Aninhas Setaro)
 CORNELIO amante de Aurelia
 (a senhora Petronila Trabo)
 DORINDO amante de Lizaura
 (o senhor Alexandre Bazily)
 e HUM CONDE que não falla
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non posso star senza pensare a niente?
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir. Voi lo sapete,
 io bramo la mia pace,
 faticare, pensar, m’annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che, se noi la perdiamo,
 miserabili affatto oggi restiamo?
 FILIBERTO
 E ci ho da pensar io?
 Vi pensa il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andate?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo;
 gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir dal letto;
 mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir, quando s’ha sonno.
 LISAURA
 Ho a dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè! Non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impicio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre;
 me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell’età. Son figlia sola.
 Voi siete un po’ avvanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io).
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 d’aver in casa figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle?
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            Oh Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentir ambasciate;
 me la farai stassera.
 PORPORINA
                                       Oh non ci è tempo
 da perdere, signor. Sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò.
50Che noia!
 PORPORINA
                     Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA