Semiramide, libretto, Stoccarda, Cotta, 1762

145A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l’ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A messer Imbroglio.
 PASQUINO
 Messer Imbroglio amato,
 stavolta più di voi sono imbrogliato.
 
    Ho da dir che il testamento...
150Ho da dir... Non ne so più.
 Porporina, dillo tu.
 Zitto, zitto l’ho trovata.
 Ho da dir ch’è la ragione
 della sua prostituzione
155che si deve sostener.
 
    Gran memoria tengo io!
 Ho da dir che il patron mio
 l’ha cercato, l’ha trovato...
 Sì, va bene, lo dirò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA, poi DORINDO
 
 PORPORINA
160Io mi vo’ maritar. Pasquino, è vero,
 è un poco sempliciotto; ma talvolta
 un mezzo scimunito
 suol esser per la donna un buon marito.
 DORINDO
 Quella giovine bella.
 PORPORINA
                                        Oh mio padrone,
165chi dimanda?
 DORINDO
                             Trovai la porta aperta.
 L’ardir mio condonate.
 PORPORINA
 Quando trovate aperto, e voi entrate.
 DORINDO
 Il signor Filiberto
 è in casa?
 PORPORINA
                     È in casa.
 DORINDO
                                         Si potria vedere?
 PORPORINA
170Se avete da parlar di qualche affare
 difficile sarà.
 DORINDO
 Per dir la verità,
 so che siete una giovine prudente.
 Di veder lui non me n’importa niente.
175Lisaura bramarei...
 PORPORINA
                                      Ah, ah, v’ho inteso,
 garbato signorino,
 non cercate Marforio ma Pasquino?
 DORINDO
 A voi mi raccomando.
 Permettete che io possa
180dirle almen due parole.
 PORPORINA
 Oh no no, non si puole.
 Andate via.
 DORINDO
                        Possibile che siate
 tanto crudele.
 PORPORINA
                            Andate via, vi dico.
 DORINDO
 Vi sarò buon amico.
185So il mio dover.
 PORPORINA
                                Come sarebbe a dire?
 DORINDO
 Io vi regalerò.
 PORPORINA
                             Questi futuri
 non mi piacciono punto. Andate via.
 DORINDO
 Vi prego in cortesia.
 PORPORINA
                                        No no, non posso.
 DORINDO
 Ma perché non potete?
190Porporina, tenete
 questa piccola borsa
 per caparra di quel ch’io vi darò.
 PORPORINA
 Signor no, signor no.
 DORINDO
 Eh via.
 PORPORINA
                 La non s’incomodi.
 DORINDO
195Mi fatte torto.
 PORPORINA
                             Non vorrei...
 DORINDO
                                                      Prendete.
 PORPORINA
 Grazie, grazie. Voi siete (Prende la borsa)
 veramente garbato.
 DORINDO
 D’un core innamorato
 movetevi a pietà.
 PORPORINA
200Sentite; andate là.
 Lisaura è sola sola.
 Il padre è negligente
 e alla figlia non pensa niente, niente.
 DORINDO
 Dunque vado.
 PORPORINA
                             Sì andate.
205Ma giudizio!
 DORINDO
                           No no, non dubitate,
 abbiam Lisaura ed io
 lo stesso naturale;
 tra lei e me non vi puol esser male.
 PORPORINA
 Quand’è così, mi fido;
210e poi son di buon core.
 Io non posso veder patir nessuno.
 Spezialmente quand’uno
 è, come siete voi, gentil così,
 m’adoprerei per lui la notte e il dì.
 
215   Non posso soffrire
 vedervi languire;
 ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
    (Perché non è avaro,
220non prezza il danaro,
 lo vo’ consolar).
 Ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
 Dice ben Porporina, dice bene,
225chi vuole esser contento
 vi vuol l’oro e l’argento.
 Chi non ha capitale
 colle donne oggidì la passa male. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Altra camera nella stessa casa.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì, Cornelio mio,
230amami di buon cor che t’amo anch’io.
 CORNELIO
 Circa all’amor, mia cara,
 non v’è niente che dir. Siamo felici,
 tu mi vuoi bene a me;
 io voglio bene a te. Ma il punto sta
235che tu dote non hai,
 che io poderi non ho, non ho mestiere;
 e non vorrei che avesse
 il gusto dell’amor presto a finire
 e ci avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
240Per questo è ch’io procuro
 allettar co’ miei vezzi
 il signor Filiberto,
 il quale incatenato
 da quell’arti, che a lui poco son note,
245mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un’altra strada
 tento la nostra sorte.
 Ti è nota quella lite
 che contro Filiberto
250mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo.
 Io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Ancor ser Imbroglio?
 Di Filiberto istesso
255il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì, ti pare
 cosa strana; è così. Siam tre d’accordo
 per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura;
 Imbroglio al precipizio apre la strada;
260io vo tenendo Filiberto a bada.