Semiramide, libretto, Stoccarda, Cotta, 1762

 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 (Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo;
 all'offesa Tamiri
550il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
 Vengo e di tanto orgoglio
 arrossir ti farò. (In atto di partire con Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                (Stelle, che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi, olà, l'impresa è mia.
 IRCANO
 Io primiero al cimento
555chiamai Scitalce.
 MIRTEO
                                  Io difensor più giusto
 son di Tamiri.
 IRCANO
                             Ella di te non cura
 né mai ti scelse.
 MIRTEO
                                Ella ti sdegna, offesa
 dal tuo rifiuto.
 IRCANO
                              E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                            E vuoi...
 SCITALCE
 Tacete, è vano il contrastar fra voi.
560A vendicar Tamiri
 venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo,
 solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia,
 sugli occhi miei Tamiri
565il rifiuto soffrì. Prima d'ogn'altro
 io son l'offeso e pria d'ogn'altro io voglio
 l'oltraggio vendicar; qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
 Sibari, sia tuo peso
570la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
 (Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
 Ch'io ceda il brando mio?
 SEMIRAMIDE
 Non più, così comando. Il re son io.
 SCITALCE
 Così comandi e parli
575a Scitalce così? Colpa sì grande
 ti sembra il mio rifiuto? Ah troppo insulti
 la sofferenza mia: qui potrei farti
 forse arrossir.
 SEMIRAMIDE
                             Olà t'accheta e parti.
 SCITALCE
 Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
580Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
 dell'inospita Libia? Udiste mai
 che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
 No no; l'Arabo, il Moro
585han più idea di dovere;
 han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
    Voi che le mie vicende,
 voi che i miei torti udite,
 fuggite, sì fuggite,
590qui legge non s'intende,
 qui fedeltà non v'è.
 
    E puoi, tiranno, e puoi (A Semiramide)
 senza rossor mirarmi?
 Qual fede avrà per voi
595chi non la serba a me? (Parte con Sibari)