Semiramide, libretto, Stoccarda, Cotta, 1762

 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 IRCANO
 Sieguimi. Invan resisti
 SIBARI
660Ma che vuoi?
 IRCANO
                            Che a Tamiri
 discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           E come?
 IRCANO
                                                             A lei
 scoprendo il ver. Tu le dirai ch'io l'amo
 che per me non ber la morte
 la ricusai: ch'era la tazza aspersa
665di nascosto velen: che tua la cura
 fu d'apprestarlo...
 SIBARI
                                   E pubblicar vogliamo
 un delitto comun? Fra lor di colpa
 differenza non hanno
 chi meditò, chi favorì l'inganno.
 IRCANO
670D'un desio di vendetta
 voglio esser reo, non d'un rifiuto. Andiamo.
 SIBARI
 Senti. (Al riparo). Io parlerò se vuoi:
 ma col parlar scompongo
 un'idea più felice.
 IRCANO
                                    E qual?
 SIBARI
                                                     Non hai
675pronte tu su l'Eufrate a' cenni tuoi
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben che giova?
 SIBARI
 Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
 di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
680col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
 rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Dubbio è l'evento.
 SIBARI
                                    Anzi sicuro: ognuno
 sarà immerso nel sonno: a quest'insidia
685non vi è chi pensi: incustodito è il loco.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
 mi piaccia il tuo pensier ma non vorrei...
 SIBARI
 Eh dubitar non dei: fidati, io vado
 mentre cresce la notte
690il sito ad esplorar: tu co' più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
 sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò, vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che in pochi istanti
695dell'idol tuo godrai:
 e ogni rival farai
 d'invidia impallidir.
 
    Piangano i folli amanti
 per ammollire un core:
700per te non fece amore
 le strade del martir. (Parte)