Semiramide, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 SCENA VI
 
 IRCANO e MIRTEO
 
 IRCANO
 La principessa udisti? Ella superba
 va degl'affetti miei. Misero amante,
180ti sento sospirar, ti veggo afflitto;
 cangia, cangia desio
 e per consiglio mio torna in Egitto.
 MIRTEO
 Mi fai pietà. La tua fiducia insana,
 il tuo rozzo parlar con cui l'offendi
185ti rinfaccia Tamiri e non l'intendi.
 IRCANO
 Dunque in diversa guisa i loro affetti
 qui trattano gli amanti! E quale è mai
 questo vostro d'amor leggiadro stile?
 MIRTEO
 Con lingua più gentile
190qui si parla d'amor; qui con rispetto
 un bel volto s'ammira,
 si tace, si sospira
 si tollera, si pena.
 l'amorosa catena
195si soffre volentier benché severa.
 IRCANO
 E poi s'ottien mercede?
 MIRTEO
                                              E poi si spera.
 IRCANO
 Miserabil mercé! No, d'involarti
 il pregio di gentil non ho desio.
 Ciascun siegua il suo stile; io sieguo il mio.
 
200   Maggior follia non v'è
 che per godere un dì
 questa soffrir così
 legge tiranna.
 
    Io giuro amore e fé
205a più d'una beltà
 né serbo fedeltà
 quando m'affanna. (Parte)