Semiramide, libretto, Parigi, Hérissant, 1780

 l’andrai trovar a casa.
 PASQUINO
                                          Signorsì.
 FILIBERTO
 Dammi dunque la borsa.
 PASQUINO
                                                Eccola qui.
 FILIBERTO
425Questi pochi denar son risparmiati.
 PASQUINO
 Li volete contar?
 FILIBERTO
                                 Gl’ho già contati.
 Li porrò nello scrigno
 ma incomodar non mi vorrei. Pasquino
 tieni le chiavi... No... Fidarsi troppo
430non istà bene. Adesso. Porporina.
 
 SCENA XI
 
 PORPORINA e detti
 
 PORPORINA
 Signor.
 FILIBERTO
                 Il tavolino
 porta e lo scrigno. Aiutale Pasquino.
 PORPORINA
 Subito. (Pesa poco, è ormai finito).
 PASQUINO
 (Volea darmi le chiavi e si è pentito).
 PORPORINA
435(Chi non si fida merta esser gabbato).
 PASQUINO
 (Di trappolarlo il modo ho già pensato).
 PORPORINA
 Ecco lo scrigno.
 FILIBERTO
                               Tieni, aprilo tosto.
 PORPORINA
 L’ho aperto.
 FILIBERTO
                         Brava.
 PORPORINA
                                        Altro da noi comanda?
 FILIBERTO
 Andate pur; da me mi divertisco.
 PORPORINA
440Serva, signor padron. (Parte)
 PASQUINO
                                           La riverisco. (Parte)
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello,
 te ne vai così pian piano
 ed ormai non ve n’è più.
 
 PORPORINA
 
    Ehi, signor, siete chiamato.
 
 FILIBERTO
 
445Chi mi vuole?
 
 PORPORINA
 
                             Il palazzista.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che vita, amara e trista!
 Vada via, ritornerà.
 
 PASQUINO
 
    Ehi, signor, siete cercato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi brama.
 
 PASQUINO
 
                              È un cavaliere.
 
 FILIBERTO
 
450Vada via, ritornerà.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 (Ed ancor non se ne va?) (Fra loro)
 
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 Sì signor, glielo diremo. (Verso la scena)
 
 FILIBERTO
 
 Con chi dite?
 
 A DUE
 
                            Una parola, (A Filiberto)
455una cosa sola sola
 vi vuol dire e se ne va.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che pena!
 
 A DUE
 
                            (Se ne va). (Fra loro)
 
 FILIBERTO
 
 Oh che rabbia! (Parte Filiberto)
 
 A DUE
 
                                (Se ne va). (Fra loro come sopra)
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
    Se n’è andato, se n’è andato.
460E lo scrigno è spalancato. (Rubano due borse)
 Prendi, prendi, piglia, piglia.
 Presto, presto, ch’egli è qua. (Filiberto torna)
 
 FILIBERTO
 
    Cosa fate?
 
 A DUE
 
                         Niente, niente. (Nascondono le borse e se n’accorge)
 
 FILIBERTO
 
 Cos’è questo?
 
 A DUE
 
                            Nulla, nulla.
 
 FILIBERTO
 
465Vo’ vedere. (Vogliono nasconderle sotto il grembiale)
 
 PORPORINA
 
                         A una fanciulla?
 
 FILIBERTO
 
 Vo’ toccare. (In tasca)
 
 PASQUINO
 
                         Ad un zitello?
 
 FILIBERTO
 
 Birboncello! L’ho trovato. (Trova la borsa)
 Disgraziata m’hai rubato. (Fa lo stesso)
 Presto andate via di qua.
 
 PORPORINA
 
470   Io non sono.
 
 PASQUINO
 
                             È stata lei.
 
 FILIBERTO
 
 Sei bugiardo, ardita sei.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 Perdonate per pietà.
 
 FILIBERTO
 
 Presto andate via di qua.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo,
475con quattro paroline io l’ho incantato.
 È di me innamorato,
 la dote mi farà.
 CORNELIO
                               Come facesti
 a tirarlo in la rete?
 AURELIA
                                     Io? Tu lo sai,
 ho un certo che nel volto,
480ho un certo che nel tratto,
 misto così tra il furbo e il sempliciotto,
 che ogniuno che mi parla resta cotto.
 CORNELIO
 Non vorrei che allorquando
 moglie mia tu sarai,
485altri si cucinasse al tuo bel foco.
 AURELIA
 Se geloso sarai, goderai poco.
 CORNELIO
 Basta; ne parleremo. Ma io penso,
 se il signor Filiberto
 ti ha promesso la dote,
490sarà sì generoso
 sol coll’idea di divenir tuo sposo.
 AURELIA
 Così sarà ma io
 so fare il fatto mio.
 Della sua negligenza
495profittarmi saprò.
 Forse gli rapirò,
 col pretesto di far la soscrizione
 al contratto nuzial, la donazione.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
500propor vuo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
 chiederò la sua firma,
 per chiudere il contratto
 e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
505Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
 nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
 cara, che tu sii mia.
 AURELIA
510Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
 io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu la vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
515Oh che cosa gustosa (Si tengono sempre per mano)
 aver sì bella sposa!
 AURELIA
 Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
 Marito fortunato!
 AURELIA
520Quando, quando verrà quel dì beato!
 FILIBERTO
 Bravi. Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
 Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
 del nostro matrimonio
525e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava!) Sì, davvero,
 ella vi vuol gran ben.
 FILIBERTO
                                         Mi vuol gran bene?
 Parmi ch’ella dicesse:
 «Oh che felice sorte
530aver sì buon consorte!» (Accennando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendeva di voi.
 FILIBERTO
 E voi diceste poi: (A Cornelio)
 «Marito fortunato!»
 E lei: «Quando verrà quel dì beato!»
 CORNELIO
535Marito fortunato
 Filiberto chiamai.