Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

                                  Raggiungerollo. Or ora
 in libertà sarai. Ne son sicuro.
 BEROE
 (Le smanie di Dalmiro io mi figuro).
 NITTETI
 Prence, la prima prova
75del tuo bel cor questa non è. Son grata,
 conosco...
 AMENOFI
                     Ah no; non mi conosci. Io sempre...
 Sappi... Tu sei... Sperai... (Barbaro amore
 tu m’annodi la lingua al par del core).
 
    Se il labbro nol dice,
80ti parla il sembiante
 d’amico costante,
 di servo fedel.
 
    Che farsi palese
 almen con l’imprese
85per esser felice
 sol brama dal ciel. (Parte)
 
 SCENA III
 
 NITTETI e BEROE, infine BUBASTE
 
 BEROE
 Nitteti, ah per pietà, fedel compagna
 se m’avesti finor, s’è ver che m’ami,
 se grata pur mi sei, deh fa’ ch’io possa
90a’ miei boschi tornar. Ah per quei boschi
 il povero Dalmiro
 invan mi cercherà! Da’ suoi trasporti
 tutto temer poss’io;
 troppo fido è quel cor e troppo è il mio.
 NITTETI
95Non tante smanie, amata Beroe, andrai;
 farò tutto per te; ma della sorte
 vedi pur ch’io lo sdegno
 con più costanza a tollerar t’insegno.
 BEROE
 Nel caso in cui tu sei,
100maestra di costanza anch’io sarei.
 NITTETI
 Perché? Forse i miei mali
 non eguagliano i tuoi?
 BEROE
                                           V’è gran distanza.
 Siam prigionere entrambe,
 siamo entrambe in Canopo;
105tu sospiri, io sospiro;
 ma in Canopo è Sammete e non Dalmiro.
 NITTETI
 È  ver, confesso, amica,
 la debolezza mia. Sammete adoro,
 egli l’ignora; eppure
110la speme sol di riveder quel volto,
 quel caro volto ond’è il mio core acceso,
 di mie catene alleggerisce il peso.
 BEROE
 Basta un ben che tu speri
 per consolarti; e vuoi che un ben ch’io perdo
115affliggermi non debba?