Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA XIII
 
 CLELIA nell’indietro alla sponda del fiume inquieta della sorte di Orazio. TARQUINIO nell’innanzi senza vederla.
 
 TARQUINIO
                          Barbaro fato! Ah dunque
 a danno de' Tarquini il tuo furore
 ancor non si stancò. Di mie speranze
 ecco reciso il fil!... Ma a far buon uso
630de' disastri or si pensi. Ardire. Il patto
 violato da me sembri a Porsenna
 perfidia de' Romani; e ne sia prova
 il passaggio d'Orazio.
 CLELIA
                                          Alfin la mia
 moribonda speranza or si ravviva;
635la patria si salvò; lo sposo è a riva.
 Qui Tarquinio! S'eviti; i miei contenti (Si veggono l’un l’altro)
 non turbi un tale oggetto. (In atto di partire)
 TARQUINIO
                                                  Ah Clelia ingrata!
 Perché fuggi da me?
 CLELIA
                                        Perché non curo
 di vederti arrossir.
 TARQUINIO
                                     Ah tanti oltraggi
640la fedeltà della mia fiamma antica
 non merita da te bella nemica.
 CLELIA
 
    Io nemica? A torto il dici;
 gli hai nell'alma i tuoi nemici;
 e con te l'altrui rigore
645or sarebbe crudeltà.
 
    Soffre pena assai funesta
 un malvagio a cui non resta
 altro frutto che il rossore
 della sua malvagità. (Parte)