Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

    Nel bel foco in cui m’accesi
 arderò per fin ch’io mora;
645non potrei volendo ancora
 non serbarti fedeltà. (Parte con Bubaste e guardie)
 
 SCENA VIII
 
 SAMMETE, poi NITTETI, indi AMENOFI
 
 SAMMETE
 Assistetemi, o numi.
 Son fuor di me. Che avvenne?
 Dove Beroe s’invia? Perché mel tace?
650Chi la sforza a lasciarmi? È il mio tesoro,
 è il genitor che mi tradisce? (Resta immobile e pensoso e non ode che le ultime parole di Nitteti)
 NITTETI
                                                      Ah prence,
 son rea, perdona. Un improvviso assalto
 di cieco sdegno al genitor mi fece
 la tua Beroe tradir.
 SAMMETE
                                      No, principessa, (Con vivacità)
655possibile non è. Beroe incapace
 è di tradirmi. Ha troppo bello il core,
 troppo candida ha l’alma.
 NITTETI
                                                 O non m’intendi
 o non t’intendo.
 SAMMETE
                                (In questa angustia, in questa (Da sé)
 oscurità come restar? No; voglio
660raggiungere il mio ben... Ma, oh dio! m’impose
 di non seguirla). (Pensoso come sopra e non intendendo che le ultime parole d’Amenofi)
 AMENOFI
                                  Al genitor, Sammete,
 il passo affretta. Egli m’impose...
 SAMMETE
                                                              Ed io
 ubbidirla non posso,