L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Malatesta, 1751

 SCENA IX
 
 Sala. Sinfonia che precede la comedia.
 
 FORESTO col nome di Cinzio e FABRIZIO da Pulcinella, LAURETTA da Colombina, LINDORA col nome di Diana e infine il CONTE da Pantalone
 
 FORESTO
 Seguimi, Pulcinella.
 FABRIZIO
                                       Eccome cà.
 FORESTO
 Siccome un'atra nube
 s'oppone al sole e l'ampia terra oscura,
 così da quelle mura
945coperto il mio bel sol, cui l'altro cede,
 l'occhio mio più non vede, ond'è che afflitto
 i nuovi raggi del mio sole attendo.
 FABRIZIO
 Tu me parle tidisca, io non t'intendo.
 FORESTO
 Fedelissimo servo,
950batti tu a quella porta.
 FABRIZIO
 A quale porta?
 FORESTO
                              A quella.
 FABRIZIO
                                                 Io non la vedo.
 FORESTO
 Finger dei che vi sia.
 Invece della porta,
 in un quadro si batte o in una sedia,
955come i comici fanno alla comedia.
 FABRIZIO
 Aggio caputo ma famme na grazia;
 pe che da tozzolare aggio alla porta?
 FORESTO
 Acciò che la mia bella
 venga meco a parlar.
 FABRIZIO
                                         Cà sulla strada?
 FORESTO
960È ver, non istà bene
 che facciano l'amor sopra la strada
 civili onesti amanti.
 Ma ciò sogliono usar i comedianti.
 FABRIZIO
 Sì sì, tozzolerò ma se qualcuno,
965quando ho battuto io, battesse a me?
 FORESTO
 Lascia far, non importa, io son per te.
 FABRIZIO
 O de casa.
 LAURETTA
                      Chi batte? (Di dentro)
 FABRIZIO
                                            Songo io.
 LAURETTA
 Serva sua, signor mio.
 FABRIZIO
 Patron, chessa è per me.
 FORESTO
                                               Chi siete voi,
970quella giovine bella?
 LAURETTA
 Io sono Colombina Piccierella.
 FORESTO
 Di Diana cameriera?
 LAURETTA
 Per servir vusustrissima.
 FABRIZIO
 Obregato, obregato.
 FORESTO
                                       Deh, vi prego.
975Chiamatela di grazia.
 CONTE
                                          Colombina. (Di dentro da Pantalone)
 LAURETTA
 Oimè; quest'è il padrone.
 FABRIZIO
 Mannaggia a Pantalone.
 FORESTO
 Ritiriamoci tosto. (Si ritira)
 FABRIZIO
 Poss'esse Pantalone fatto arruosto. (Si ritira)
 CONTE
980Cossa xè, fantolina.
 Cossa xè, Colombina,
 cossa fastu qua in strada?
 LAURETTA
                                                 Ero venuta
 per lo spazzacamino.
 CONTE
 Caro quel sesto! Caro quel viso bello,
985per ti, viscere mie, perdo el cervello.
 
    Per ti, mia coccoletta
 amor da furbacchietto
 sonando il ciuffoletto
 la bella furlanetta
990el me vol far ballar.
 
    Via, cara, vegnì a mi,
 oh viscerette care,
 ah che non posso più. (Parte)
 
 FORESTO
 È andato.
 FABRIZIO
                     Fosse acciso.
 FORESTO
995Chiamatela di grazia.
 LAURETTA
                                          Ora la servo.
 FABRIZIO
 Sienteme Peccerella,
 viencene ancora tu
 ch'a nce devertarimo fra de nuie.
 LAURETTA
 Sì sì, questa è l'usanza,
1000se i padroni fra lor fanno l'amore,
 fa l'amor colla serva il servitore.
 
    Il padron colla padrona
 fa l'amor con nobiltà.
 Noi andiamo giù alla bona
1005senza tanta civiltà.
 
    Dicon quelli: «Idolo mio,
 peno, moro, smanio, oh dio!»
 Noi diciam senz'altre pene:
 «Mi vuoi ben, ti voglio bene»;
1010e in tal modo presto presto
 ogni duol si fa passar.
 
    Dicon lor ch'è un gran tormento
 quell'amor che accende il core;
 diciam noi ch'è un gran contento
1015quel che al cor ci reca amore.
 Ma il divario da che viene?
 Perché han quei mille riguardi,
 penan molto e parlan tardi.
 Noi diciam quel che conviene
1020senza tanto sospirar. (Si ritira fingendo chiamar Diana)
 
 FORESTO
 Ti piace, Pulcinella?
 FABRIZIO
 A chi non piaceresti o Piccierella?
 FORESTO
 Ecco, viene quel bel che m'innamora.
 FABRIZIO
 Con essa viene Piccierella ancora. (Vengono Lindora e Lauretta)
 FORESTO
1025Venite, idolo mio,
 venite per pietà.
 LINDORA
 Vengo, vengo, mio bene, eccomi qua.
 FORESTO
 Voi siete il mio tesoro.
 LINDORA
 Per voi languisco e moro.
 FABRIZIO
1030Ah tu si' la mia bella. (A Lauretta)
 LAURETTA
 Ah voi siete il mio caro Pulcinella.
 FORESTO
 A voi donato ho il core. (A Lindora)
 LINDORA
 Ardo per voi d'amore.
 FABRIZIO
 Per te me sento lo Vesuvio in petto. (A Lauretta)
 LAURETTA
1035Cotto è il mio core al foco dell'affetto.
 FORESTO
 
    Vezzosetta, mia diletta. (A Lindora)
 
 FABRIZIO
 
 Piccierella, mia carella.
 
 LINDORA
 
 Cintio caro, Cintio mio.
 
 LAURETTA
 
 Pulcinella bello mio.
 
 LINDORA
 
1040Che contento, che diletto.
 
 LAURETTA
 
 Vien, mio bene, a questo petto.
 
 A QUATTRO
 
 Io ti voglio un po' abbracciar. (Viene da Pantalone)
 
 PANTALONE
 
    Ola, ola, cossa feu?
 Abbrazzai? Cagadonai?
1045Via caveve, via de qua.
 
 LINDORA
 
    Io m'inchino al genitore.
 
 LAURETTA
 
 Serva sua, signor padrone.
 
 FORESTO
 
 Riverisco mio signore.
 
 FABRIZIO
 
 Te so' schiavo Pantalone.
 
 PANTALONE
 
1050El ziradonarve attorno,
 tutti andeve a far squartar.
 
 FORESTO
 
    Vuol ch'io vada?
 
 PANTALONE
 
                                    Mi ve mando.
 
 FABRIZIO
 
 Vado anch'io?
 
 PANTALONE
 
                             Mi v'ho mandao.
 
 FORESTO
 
 Anderò colla mia bella.
 
 FABRIZIO
 
1055Anderò con Piccierella.
 
 LINDORA, LAURETTA
 
 Io contenta venirò.
 
 PANTALONE
 
 Via tiolé sto canelao.
 Colle putte? Oh questo no.
 
 LINDORA
 
    Signor padre, per pietà. (S’inginocchia)
 
 LAURETTA
 
1060Gnor padron, per carità. (S’inginocchia)
 
 FORESTO
 
 Deh vi supplico ancor io. (Fa lo stesso)
 
 FABRIZIO
 
 Pantalon, patrone mio. (Fa lo stesso)
 
 PANTALONE
 
 Duro star no posso più.
 Via mattazzi, levé su.
 
 A QUATTRO
 
1065   Io vi prego.
 
 PANTALONE
 
                           Zitto là.
 
 A QUATTRO
 
 Vi scongiuro.
 
 PANTALONE
 
                           Vegnì qua.
 
    Cari fioi, deve la man.
 Alla fin son venezian,
 m'avé mosso a compassion.
 
 A QUATTRO
 
1070Viva, viva Pantalon.
 
 A CINQUE
 
    Viva, viva il dolce affetto;
 viva, viva quel diletto
 che produce un vero amor,
 che consola il nostro cor.
 
 Fine dell’atto secondo