L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Malatesta, 1751

 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di bon core.
 LAURETTA
1145Per le ninfe d'Arcadia è un bon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s'è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
1150non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURETTA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
 finché si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
1155Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
 eccovi sampereglie,
1160spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V'è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
1165andatemi a pigliare
 della polvere d'oro,
 un cordiale di perle,
 un elixir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
1170Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l'ali alle piante. (Parte)