L’Arcadia in Brenta, libretto, Verona, Saracco, 1752

 SCENA PRIMA
 
 Camera terrena in casa di messer Fabrizio.
 
 FABRIZIO, che dorme sopra una poltrona in veste da camera, e FORESTA
 
 FORESTA
 Oh questa sì ch'è bella,
 il padrone di casa
 a tutt'i forastieri dà ricetto
 e gli convien dormir fuori del letto.
5Con questa bell'Arcadia
 ei si va rovinando ed io, che sono
 da questo sciocco economa creata,
 or che manca il denar, son imbrogliata.
 Orsù lo vuo' svegliar. Già s'alza il sole;
10oggi almeno ci vuole,
 fra quei che siamo e quelli che verranno,
 mezza l'entrata sua di tutto l'anno.
 Signor Fabrizio... Ehi signor Fabrizio.
 Svegliatevi, ch'è tardi.
15Su via, che s'alza il sole,
 v'ho da dir due parole.
 FABRIZIO
 Che? (Svegliandosi un poco)
 FORESTA
              Svegliatevi.
 FABRIZIO
                                      Sì.
 FORESTA
                                              V'ho da parlare.
 FABRIZIO
 Par... la... te.
 FORESTA
                          Egli si torna a addormentare.
 Su via, messer Fabrizio.
 FABRIZIO
                                               Seguitate. (Si risveglia)
 FORESTA
20Se voi non m'ascoltate,
 non vuo' parlar da stolta.
 FABRIZIO
 A chiusi occhi, la mente già v'ascolta. (Dorme)
 FORESTA
 Ben, sapiate che io
 ho il denar terminato
25che voi m'avete dato,
 che per tante persone
 convien fare una buona provigione.
 Che rispondete? Si dorme di gusto.
 Signor Fabrizio...
 FABRIZIO
                                   Già.
 FORESTA
                                              M'avete inteso?
 FABRIZIO
30Ho inteso tutto.
 FORESTA
                                E ben, che rispondete?
 FABRIZIO
 Fate quel che volete.
 FORESTA
 Ma il denar?
 FABRIZIO
                           Che denar?
 FORESTA
                                                   M'avete inteso?
 FABRIZIO
 Tutto non ho compreso.
 Tornate a dir.
 FORESTA
                            Alzatevi di grazia.
 FABRIZIO
35Voi avete timor ch'io m'addormenti,
 pericolo non v'è ma per gradirvi
 m'alzerò; via, parlate. (S’alza e si accosta bel bello al poggio della poltrona)
 FORESTA
 Ora, signor, sapiate
 che non v'è più denaro...
 FABRIZIO
                                               Ben.
 FORESTA
                                                          Ch'io
40non so più come far, (S’adormenta) che oggi s'aspetta
 nuova foresteria...
 E buonanotte di vosignoria.
 Signor Fabrizio... Ehi signor Fabrizio...
 Signor Fabrizio... (Più forte)
 FABRIZIO
                                    Che! Come!
 FORESTA
                                                            Voi siete
45impastato di sonno.
 FABRIZIO
                                       Io? Che dite?
 Dormo io?... Signor no. Eccomi lesto.
 FORESTA
 Venite qua. (Lo prende per una mano e lo tien forte)
 FABRIZIO
                          Son qua.
 FORESTA
                                             Vi torno a dire,
 signor Fabrizio caro,
 che vi vuol del dinaro.
 FABRIZIO
50Ed io risponderò,
 Foresta mia garbata, non ne ho.
 FORESTA
 Ma che fare dovrò
 per supplire l'impegno in cui voi siete?
 FABRIZIO
 Fate quel che volete.
 FORESTA
55Non v'è denaro?
 FABRIZIO
                                 Oibò.
 FORESTA
                                              Grano?
 FABRIZIO
                                                              È venduto.
 FORESTA
 Quei cavalli indiscreti,
 che mangian tanto fieno,
 si potrian esitar. La carozza...
 FABRIZIO
 La ca... roz... za... (S’adormenta)
 FORESTA
                                  Ed io sono ben matta,
60ch'a parlar con chi dorme son sforzata.
 FABRIZIO
 Sì... La carozza...
 FORESTA
                                 O la carozza o il carro,
 vi dico in due parole
 che, se non v'è denar, l'Arcadia vostra
 è presto terminata
65e tutta la brigata,
 provista d'appetito,
 grazie vi renderà del dolce invito.
 
    Se vi mancano i contanti,
 fate quel che fanno tanti.
70Impegnate e poi vendete
 e se robba non avete
 già si sa l'usanza vaga
 che si compra e non si paga
 e si gode all'altrui spalle
75ed aspett'il creditor.
 
    Questa regola è diffusa,
 dappertutto già si usa.
 Ed è segno ch'ha del credito,
 quando un uomo è debitor.