L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Pisarri e Primodì, 1753 (Faenza)

 di conoscermi brama?
 Fosse di me invaghita! Allora sì
 che queste due ragazze
265farei di gelosia diventar pazze.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA con due braccieri
 
 LINDORA
 Come non v’è nessuno
 che mi venga a incontrar? Dov’è il padrone?
 FABRIZIO
 Vi prego in ginocchione
 perdonar se ho tardato.
 LINDORA
270Il padrone di casa è un malcreato.
 FABRIZIO
 Il padrone son io.
 LINDORA
 Oh scusi padron mio,
 detto ho così per gioco,
 gli dimando perdon se ho detto poco.
 FABRIZIO
275Che serve, un’altra volta
 meglio si porterà.
 LINDORA
 Guardate per pietà
 che non vi siano fiori;
 io non posso sentir cattivi odori.
 FABRIZIO
280L’odor non è cattivo, faccia grazia. (Li dà da odorare)
 LINDORA
 Ahi, ahi.
 FABRIZIO
                   Qualche disgrazia!
 LINDORA
 Maledetto giardino,
 ho sentito l’odor di gelsomino.
 FABRIZIO
 Vuol che lo butti via!
 LINDORA
                                         Sì fate presto.
 FABRIZIO
285Vattene o brutto vaso,
 che di madama hai conturbato il naso.
 LINDORA
 È lei signor Fabrizio?
 FABRIZIO
                                          Sì signora.
 LINDORA
 È questo il suo casino?
 FABRIZIO
                                            Quest’è il casino
 ove ogn’anno io villeggio.
 LINDORA
                                                Oibò, che robba?
290Non si può far di peggio.
 FABRIZIO
 Se mai non le piacesse, ella è padrona
 d’andar quando le pare.
 LINDORA
 No no non voglio fare
 questo gran torto al mio signor Fabrizio.
295Resterò e vi farò questo servizio.
 FABRIZIO
 Obbligato da vero; ma se mai
 se ne volesse andar...
 LINDORA
                                         Dite, ove sono
 l’arcadi pastorelle?
 FABRIZIO
                                     Io non lo so.
 LINDORA
 Non importa signor, le cercherò.
 FABRIZIO
300Commanda ch’io la servi?
 LINDORA
                                                  Obbligatissima.
 Voi siete un po’ vecchieto,
 io voglio che mi serva un giovinetto.
 FABRIZIO
 Adunque io son vecchio?
 Perché viene da me?
 LINDORA
                                         Per tormi spasso.
 FABRIZIO
305Spasso de’ fatti miei?
 LINDORA
                                          No bel visino,
 no, di voi non mi burlo, anzi vi stimo.
 Vi lodo, vi professo obbligazione
 e vi dico che siete...
 FABRIZIO
                                      Un bel minchione.
 LINDORA
 Non dicevo così.
 FABRIZIO
                                 Ma io lo dico.
 LINDORA
310Quando lo dice lei, non contradico.
 FABRIZIO
 Ma vada, non conviene
 una donna di spirto come lei
 perdere il tempo suo co’ pari miei.
 LINDORA
 Voi siete un bel spirto,
315voi siete della Brenta il primo onore,
 d’Arcadia il gran pastore
 siete signor Fabrizio,
 senza diffetto alcun.
 FABRIZIO
                                       Senza giudicio.
 LINDORA
 Eh, che dite?
 FABRIZIO
                           Conosco il merto mio.
 LINDORA
320Quando lo dite voi lo dico anch’io.
 FABRIZIO
 Dunque?
 LINDORA
                     Dunque men vado
 a ritrovar le belle
 di questa vostra Arcadia pastorelle.
 
    Riverente a lei m’inchino.
325Ehi, braccieri; qua la mano,
 venga presto... Andate piano,
 venga poi... Non mi stroppiate,
 correr troppo voi mi fate.
 Mi vien mal, non posso più.
 
330   Via bel bello, andiamo avanti,
 le son serva, addio monsù. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FABRIZIO, poi il servo
 
 FABRIZIO
 Oh questa sì ch’è bella,
 vuol per forza restare e mi strapaza;
 quest’è di quella raza
335di gente che vuol dire e che vuol fare
 e dove mette il piè vuol comandare.
 Ma cresce la brigata
 e il denar va mancando; e la carrozza
 sarà venduta ed i cavalli ancora.
340Pazienza, almen ho il gusto
 di veder due ragazze innamorate
 che per me tutte due son spasimate.
 Oh diavolo! Che dici? (Al servo)
 Viene il conte Bellezza? Venga, venga,
345giacché alla casa s’ha da veder il fondo,
 venga pur tutto il mondo.
 
 SCENA IX
 
 Arriva un burchiello da cui sbarca il conte BELLEZZA
 
 FABRIZIO
 Poh, che gran signorone,
 costui porre mi vuole in soggezione.
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
350che prostrato si veda
 al prototipo ver de’ generosi
 l’infimo de’ suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obbligato.
 CONTE
 La fama ha publicato
355i pregi vostri con eroica tromba;
 l’eco intorno rimbomba
 il nome alto e sovranno
 di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei.
 CONTE
360Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
 benché il merito mio sia circonscritto,
 nel ruolo de’ suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de’ miei ladroni.
 CONTE
365Ah mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,