L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Pisarri e Primodì, 1753 (Faenza)

 SCENA VIII
 
 GIACINTO col nome di Cintio; FABRIZIO da Pulzinella; LAURETTA da Colombina; LINDORA col nome di Diana; e infine il CONTE da Pantalone
 
 GIACINTO
700Sieguimi Pulcinella.
 FABRIZIO
                                        Eccome cà.
 GIACINTO
 Siccome un'alta nube
 al sol si oppone e l'ampia terra oscura,
 così da quelle mura
 coperto il mio bel sol, cui l'altro cede,
705l'occhio mio più non vede, ond'è che aflitto
 i nuovi raggi del mio sole attendo.
 FABRIZIO
 Tu me parla tedisca, io no te intiendo.
 GIACINTO
 Fedelissimo servo
 batti tu a quella porta...
 FABRIZIO
710A quale porta?
 GIACINTO
                              A quella...
 FABRIZIO
                                                   Io non la vedo.
 GIACINTO
 Finger dei che vi sia.
 Invece della porta,
 in un quadro si batte o in una sedia,
 come i comici fanno alla commedia.
 FABRIZIO
715Aggio caputo ma fame na grazia;
 pe che da tozzolare aggio alla porta?
 GIACINTO
 Acciò che la mia bella
 venga meco a parlar...
 FABRIZIO
                                           Cà su la strada?
 GIACINTO
 È ver, non istà bene
720che faccian all'amor sopra la strada
 civili onesti amanti
 ma ciò sogliono far i commedianti.
 FABRIZIO
 Sì sì, ma se qualcuno,
 quand'ho battuto io, battesse me?
 GIACINTO
725Lascia far, non importa, io son per te.
 FABRIZIO
 Oh de casa?
 LAURETTA
                         Chi batte?
 FABRIZIO
                                               Songo io.
 LAURETTA
 Serva sua signor mio.
 FABRIZIO
 Padron, chisa è per me.
 GIACINTO
                                              Chi siete voi,
 quella giovine bella?
 LAURETTA
730Io sono Colombina Menarella.
 GIACINTO
 Di Diana cameriera?
 LAURETTA
 Per servir a vusustrissima.
 FABRIZIO
 Obregato, obregato.
 GIACINTO
                                       Deh vi prego,
 chiamatela di grazia.
 LAURETTA
                                         Ora la servo...
 CONTE
735Colombina.
 LAURETTA
                         Ohimè questo è il padrone...
 FABRIZIO
 Managgia Pantalone.
 GIACINTO
 Ritiriamoci tosto.
 FABRIZIO
 Possa esser Pantalone fatto arrosto.
 CONTE
 Cosa xe Colombina,
740cosa xe fantolina?
 Cosa fastu in istrada?
 LAURETTA
                                          Ero venuta
 per il spazzacamino.
 CONTE
 Se ti ha qualche camin da governar,
 se ben che mi son vecchio
745e no posso pi andar,
 co se tratta de ti,
 coccoletta, l'avria chiamado mi.
 LAURETTA
 Caro signor padrone
 mi fate vergognare.
 CONTE
750Caro quel viso bello,
 per te, viscere mie, perdo el cervello.
 
    Per ti mia coccoletta
 amor drento del petto
 sonando el zuffoletto
755la bella furlanetta
 con piacer mi fa ballar.
 
    Eh via, senti, para, via,
 ah viscere care,
 ah che non posso più.
 
 GIACINTO
760È andato?
 FABRIZIO
                      Fosse acciso.
 GIACINTO
 Chiamatela di grazia.
 LAURETTA
                                          Ora la servo.
 FABRIZIO
 Sienteme piegorella,
 vienence ancora tu,
 che ce devertiremo fra de nuie.
 LAURETTA
765Sì sì, quest'è l'usanza,
 se i padroni fra lor fanno l'amore,
 fa l'amor colla serva il servidore.
 
    Il padron con la padrona
 fan l'amor con nobiltà;
770noi andiamo giù alla bona
 senza tanta civiltà.
 
    Dicon quegli: «Idolo mio,
 peno, moro, smanio, oh dio».
 Noi diciam senz'altre pene:
775«Mi vuoi bene, ti voglio bene»
 e faciamo presto presto
 tutto quel che s'ha da far.
 
    Dicon lor che è un gran tormento
 quell'amor che accende il core.
780Diciam noi ch'è un gran contento
 quel che al cor ci reca amore
 ma il divario da che viene?
 Perché han quei mille riguardi,
 penan molto e parlan tardi;
785noi diciam quel che conviene
 senza tanto sospirar.
 
 GIACINTO
 Ti piace, Pulcinella?
 FABRIZIO
 A chi non piacerebbe Menarella?
 GIACINTO
 Ecco che vien quel bel che m'innamora.
 FABRIZIO
790Con essa viene Menerella ancora.
 GIACINTO
 Venite idolo mio;
 venite per pietà.
 LINDORA
 Vengo vengo mio ben, eccomi qua.
 GIACINTO
 Voi siete il mio tesoro.
 LINDORA
795Per voi languisco e moro.
 FABRIZIO
 Ah tu sei la mia bella.
 LAURETTA
 E voi siete il mio caro Pulcinella.
 GIACINTO
 Già vi ho donato il core.
 LINDORA
 Ardo per voi d'amore.
 FABRIZIO
800Per te me siento lo Vesuvio in pietto.
 LAURETTA
 Cotto è il mio core al foco dell'affetto.
 GIACINTO
 
    Vezzosetta mia diletta.
 
 FABRIZIO
 
 Menarella mia caretta.
 
 LINDORA
 
 Cintio caro, Cintio mio.
 
 LAURETTA
 
805Pulcinella bello mio.
 
 A DUE
 
 Che contento, che diletto.
 
 A QUATTRO
 
 Vien mio bene a questo petto
 ch'io ti voglio un po' abbracciar.
 
 CONTE
 
    Ola ola cosa feu?
810Abbrazzai? Cagadonai?
 Via caveve via de qua.
 
 LINDORA
 
    Io m'inchino al genitore.
 
 GIACINTO
 
 Riverisco mio signore.
 
 LAURETTA
 
 Serva sua signor patrone.
 
 FABRIZIO
 
815Te so' schiavo Pantalone.
 
 CONTE
 
 El ziradonarve a torno,
 tutti andeve a far squartar.
 
 GIACINTO
 
    Vuol ch'io vada?
 
 CONTE
 
                                    Mi ve mando.
 
 FABRIZIO
 
 Vado anch'io?
 
 CONTE
 
                             Mi t'ho mandao.
 
 GIACINTO
 
820Anderò con la mia bella.
 
 FABRIZIO
 
 Anderò con Menarella.
 
 LINDORA, LAURETTA A DUE
 
 Io contenta venirò.
 
 CONTE
 
 Via tiolé sto canelao;
 colle putte, oh questo no.
 
 LINDORA
 
825   Signor padre per pietà.
 
 LAURETTA
 
 Sior padron per carità.
 
 GIACINTO
 
 Deh vi supplico ancor io.
 
 FABRIZIO
 
 Pantalone padron mio.
 
 CONTE
 
 (Duro star no posso più).
830Via mattazzi leveve su.
 
 A QUATTRO
 
    Io vi prego...
 
 CONTE
 
                             Zitto là.
 
 A QUATTRO
 
 Vi scongiuro...
 
 CONTE
 
                             Vegnì qua.
 
    Cari fioi deve la man,
 alla fin son venizian,
835m'avé mosso a compassion.
 
 A QUATTRO
 
 Viva, viva Pantalon.
 
 A CINQUE
 
    Viva, viva il dolce affetto,
 viva, viva quel diletto
 che produce un vero amor,
840che consola il nostro cor.
 
 Fine dell’atto secondo