L’Arcadia in Brenta, libretto, Cremona, Ricchini, 1754

 SCENA VIII
 
 Arriva in un burchiello, da cui sbarca il conte BELLEZZA
 
 FABRIZIO
 Poh che gran signorone,
 costui porre mi vuol in soggezione.
 CONTE
260Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
 l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obbligato.
 CONTE
265La fama ha pubblicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
 il nome alto sovrano
 di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
270Servitore di lei.
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
 benché il merto mio sia circoscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
275Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah mio signor perdoni
 se tracotante, ardito,
 prevenendo l'invito,
 per far la mente mia sazia e contenta,
280son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi.
 CONTE
                         La fama
 poco disse finor di voi parlando,
 voi cantando, esaltando.
 Veggo più, veggo molto
285in quell'amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 spiega l'idea del liberal suo core.
 FABRIZIO
 Signor lei mi confonde.
 Vorrei dir ma non so,
290per andar alla breve io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
 col muto favellar va rispondendo.
 Ed io, che tutto intendo,
295il genio suo comprendo.
 Ella vuol favorirmi ed io m'arrendo
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
 Le renda o non le renda,
 è tutta una facenda.
300Se qui vuole restar, mi farà onore.
 Cerimonie non fo, son di buon core.
 CONTE
 Viva il bon cor. Anch'io l'affettazione
 odio nelle persone,
 parlar mi piace natural affatto;
305perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labbra il mio contento.
 FABRIZIO
 Se questo è naturale,
 parla ben, non v'è male.
 CONTE
310La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e il più giocondo
 grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
 Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
315riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì mio signore
 accetterò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
 gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
 Vada pure. Pancrazio (Al servo)
320servi questo signor.
 CONTE
                                       L'esuberanza,
 anzi l'esorbitanza
 delle grazie, onde lei m'ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non sia mai vero
325ch'io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 
    Fabrizio amabile,
 io parto, addio;
 vi son servitore;
330ma quel bel volto
 sì ben raccolto
 spiega l'idea
 del suo bel core.
 (Pur non s'avvede
335che v'è l'inganno,
 che gran piacere!)
 
    Che uom di bon core,
 vi son servitore,
 che uomo garbato!
340Vi sono obbligato,
 il vero vi dico,
 credetelo a me.