L’Arcadia in Brenta, libretto, Bonn, Rommerskirchen, 1757

 Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne geta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vuo’ assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
1130Datemi l’elixir.
 CONTE
                               Eccolo qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere?
 CONTE
 Vi domando perdono;
 vi servo, io bevo e cavalier io sono.
 LINDORA
1135Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
 Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
 Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Oimè mi sento
 lo stomaco pesante,
1140ha portato il purgante?
 CONTE
                                             Sì madama,
 è questo un solutivo
 che è molto operativo;
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
1145Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio;
 mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
1150se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò sì madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
1155nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte soffrite voi, che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Io mi sento un tale impiccio,
 entro me non so che sia
 aver preso per follia
1160tanti imbrogli per piacer. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo mi fa ridere.
 GIACINTO
 Madama siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
1165che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosana, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
1170e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Febrai,
 me ne dispiace assai ma non ci penso,
 non vuo’ prendermi affanno,
 s’egli è stato un baggian sarà suo danno.
 
1175   Non voglio affanni al core,
 non vuo’ pensare a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
    Io son d’un certo umore
1180che par che mesta sia
 e pur malinconia
 dentro il mio cor non ho.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
1185Mandati avanti ho i servitori miei;
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete
1190io farovvi padron e disporrete...
 GIACINTO
 Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son quei detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo.
1195E da voi sol la mia fortuna attendo.
 
    L’amerò, sarò costante,
 fido sposo e fido amante
 sol per lei sospirerò,
 
    in sì caro e dolce oggetto
1200la mia grazia, il mio diletto,
 la mia pace troverò.
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
 Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui a poco a poco
1205m’accese il dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
    Dal primo momento
 che presi ad amarlo,
 tal forza mi sento,
1210tal fede ho nel core
 che piena d’amore
 non posso lasciarlo