L’Arcadia in Brenta, libretto, Bonn, Rommerskirchen, 1757

                                           Anzi bellissimi.
 ROSANA
 Per or godo l’onore
485che siate mio pastore.
 GIACINTO
 Certo, se non sdegnate
 di chi v’adora il core,
 io per sempre sarò vostro pastore.
 ROSANA
 Felicissima Arcadia allor direi,
490se tutti i giorni miei
 lieta passar potessi al colle, al prato,
 col mio pastor, col mio Giacinto a lato.
 
    Il mio pastor voi siete,
 unica mia speranza
495e con egual costanza
 fedel mi serberò.
 
    Parto per un momento
 ma l’alma mia qui resta;
 la vera prova è questa
500che sempre vi darò.
 
 SCENA IV
 
 GIACINTO solo
 
 GIACINTO
 Purtroppo è ver che s’introduce il foco
 d’amor ne’ nostri petti a poco a poco.
 Queste villeggiature
 in cui sì francamente
505si tratta e si conversa
 producon dolci ardori,
 impegni, servitù, dolcezze, amori.
 
    Al sussurar delle aure,
 al mormorio dell’onde,
510al scherzo delle fronde,
 al monte, al colle, al prato,
 a un core innamorato
 più cara è la beltà.
 
    Da così bella fiamma
515in così grato loco
 nacque il mio dolce foco
 e sempre durerà.
 
 SCENA V
 
 Camera in casa di Fabrizio con sedie.
 
 Madama LINDORA e FABRIZIO
 
 LINDORA
 Ho tanto caminato;
 e la fatica m’ha tanto fiaccata
520che una vena mi credo in sen crepata.
 FABRIZIO
 Canchero! Se ne guardi.
 (Oh che gran seccatura!)
 LINDORA
 Sederei volentier ma questa sedia
 è dura indiavolata.
 FABRIZIO
525Questa sedia è miglior.
 LINDORA
                                             Oibò, è sì dura
 cotesta imbottitura!
 FABRIZIO
 Ecco la mia poltrona.
 LINDORA
                                         Oh peggio, peggio.
 No no, non me ne curo;
 il guancial di vacchetta è troppo duro.
 FABRIZIO
530Eh cospetto di Bacco!
 Adesso la servo io. (Parte e torna con un materazzo)
 Eccole un materazzo;
 di più non posso far.
 LINDORA
                                        Questo è un strapazzo;
 lo conosco, lo so; ma non credevo
535dover soffrir cotanto;
 (io crepo dalle risa e fingo il pianto).
 
    Voglio andar, non vuo’ più star,
 più beffata esser non vuo’.
 Signorsì, me n’anderò.
540Sono tanto tenerina
 che ogni cosa mi scompone