L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 SCENA IV
 
 ROSANA, GIACINTO, FABRIZIO e FORESTO
 
 FABRIZIO
 Io rimango incantato.
 FORESTO
 Signor, che cosa è stato?
175Se comanda seder, si senta pure.
 Oh questa sì che è bella!
 Io non voglio star senza pastorella.
 FABRIZIO
 Ancor voi mi burlate?
 FORESTO
 Io burlarvi, pensate,
180siete l'amico mio più fido e caro
 ma se manca il denaro,
 vi giuro in fede mia
 che tutti se n'andiamo in compagnia.
 FABRIZIO
 Andate col malan che il ciel vi dia.
185Ma signora Rosana,
 che dite voi? Che dite voi, Giacinto,
 del parlar di Lauretta?
 GIACINTO
                                            E non vedete
 ch'ella si prende spasso?
 FABRIZIO
 Corpo di satanasso,
190cospetton di Bacco,
 se me n'ha detto un sacco.
 ROSANA
 E pur il di lei sdegno
 parmi d'amor un segno.
 La femina talora
195scaltra finge odiar quel che più adora.
 FABRIZIO
 Possibile che m'ami
 e così mi strapazzi?
 ROSANA
                                       Io ve lo giuro,
 statene pur sicuro.
 Più volte l'amor suo mi ha confidato.
200Arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amore indiavolato.
 GIACINTO
 È ver?
 ROSANA
                Mi prendo spasso.
 Sapete la cagione
 ch'or la rese furiosa?
 Perché di me è gelosa.
 FABRIZIO
                                           Or la capisco.
205Ma che motivo è mai
 d'ingelosir di voi?
 ROSANA
                                    Gli affetti miei
 ho confidato a lei.
 FABRIZIO
 Dunque voi pur mi amate?
 ROSANA
 Purtroppo è ver.
 FABRIZIO
                                 Bellezze fortunate!
210Giacinto, che ne dite?
 Forse v'ingelosite?
 GIACINTO
                                     Niente affatto.
 Io non sono sì matto,
 s'ella v'ama, signor, io vado via,
 che non voglio impazzir per gelosia.
 
215   Sai qual ardor m'accende,
 vedi ch'a te mi fido;
 dal tuo valor dipende
 la pena del mio cor.