L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 SCENA IX
 
 Arriva un burciello da cui sbarca il conte BELLEZZA
 
 FABRIZIO
 Oh che gran signorone,
 costui porre mi vuol in soggezione.
 CONTE
340Permetta, anzi conceda
 che prostato si veda
 al prototipo ver de' generosi
 l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obbligato.
 CONTE
345La fama ha pubblicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
 il nome alto sovrano
 di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
350Servitore di lei.
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
 benché il merito mio sia circonscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
355Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah, mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,
 prevenendo l'invito,
 per far la mente mia sazia e contenta,
360son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi.
 CONTE
                         La fama
 poco disse finor di voi parlando,
 voi cantando, esaltando,
 veggo più, veggo molto
365in quell'amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 spiega l'idea del liberal suo core.
 FABRIZIO
 Signor, lei mi confonde.
 Vorrei dir ma non so.
370Per andar alla breve, io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
 col mutto favellar va rispondendo.
 Ed io, che tutto intendo,
375il genio suo comprendo.
 Ella vuol favorirmi ed io mi arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
 Le renda o non le renda,
 è tutta una facenda.
380Se qui vuole restar, mi farà onore,
 cerimonie non fo, son di buon cuore.
 CONTE
 Viva il buon cor. Anch'io l'affettazione
 odio nelle persone;
 parlar mi piace natural affatto.
385Perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labra il mio contento.
 FABRIZIO
 Se questo è naturale,
 parla ben, non vi è male.
 CONTE
390La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e più giocondo
 grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
 Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
395riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì, mio signore;
 accettarò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
 gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
 Vada pure, Pancrazio,
400servi questo signore.
 CONTE
                                         L'essuberanza,
 anzi l'essorbitanza
 delle grazie, onde lei mi ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non fia mai vero
405ch'io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 M'inchino al vostro merito
 presente e non preterito.
 
    Io v'amo di cuore
410signore, padrone,
 sentite, soffrite
 un cor voi avete
 ch'è tutta bontà.
 
    Mi prostro, m'inchino
415con tutta umiltà.