L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 Ma se l’anno passato
 son già stato graziato, il dover mio
 vuol che st’anno lo stesso faccia anch’io.
85E poi? E poi vi son quelle ragazze
 che mi piaciono tanto
 e spero aver d’innamorarle il vanto.
 Ma diavolo, si spende
 troppo a rotta di collo.
90Voglio un po’ far il conto,
 quanto ho speso finora
 e quanto doverò spender ancora. (Tira fuori un foglio ed una penna da lapis)
 
    Quattrocento bei ducati...
 poverini sono andati.
95Sessantotto bei zecchini...
 sono andati poverini.
 Trenta doppie... oh che animale!
 Cento scudi... oh bestiale!
 Quanto fanno? Io non lo so.
 
100   I zecchini sessantotto
 co’ ducati quatrocento
 fanno... fanno... Oh che tormento!
 Basta, il conto è bello e fatto,
 perché un soldo più non ho.
 
 SCENA III
 
 Giardino che termina al fiume Brenta.
 
 ROSANNA, LAURA, GIACINTO, FORESTO sopra sedili erbosi, poi FABRIZIO
 
 A QUATTRO
 
105   Che amabile contento
 fra questi ameni fiori
 godere il bel concento
 degli augellin canori!
 Che bell’udir quest’aure,
110quell’onde a mormorar!
 
 FABRIZIO
 
    Che bella compagnia!
 Fa proprio innamorar.
 
 A QUATTRO
 
    Che bell’udir quest’aure,
 quell’onde susurrar!
 
 GIACINTO
115Bellissima Rosanna,
 nell’Arcadia novella
 bramo che siate voi mia pastorella.
 ROSANNA
 Anzi mi fate onore
 e vi accetto, signor, per mio pastore.
 FORESTO
120E voi, Lauretta cara,
 seguendo dell’Arcadia il paragone,
 la pecora sarete...
 LAURA
                                   E voi il caprone.
 FABRIZIO
 Bravi, così mi piace.
 Voi quatro in buona pace
125state qui allegramente
 ed il pover Fabrizio niente, niente.
 GIACINTO
 Via, sedete, o signore.
 FABRIZIO
                                           Io sederei
 qui volontieri un poco,
 s’uno di lor signor mi desse loco.
 FORESTO
130Intesi a dir fra l’altre cose vere
 che non manca mai sedia a chi ha il sedere.
 FABRIZIO
 (Cappari! Il caso è brutto.
 Io niente e loro tutto? Aspetta, aspetta).
 Amico, una parola. (A Foresto)
 FORESTO
                                      E che volete?
 FABRIZIO
135Parlar di quel negozio.
 FORESTO
 Di che?
 FABRIZIO
                  Non m’intendete? Uh capo storno!
 FORESTO
 Dell’argent?
 FABRIZIO
                                 Io!
 FORESTO
                                         Lauretta, adesso torno. (S’alza)
 Eccomi, ov’è il denaro?
 FABRIZIO
 Aspettate un momento.
140Passeggiate un tantino ed io mi sento.
 Ah ah, te l’ho ficcata. (Siede nel loco del Foresto)
 Oh questa sì ch’è bella,
 io non voglio star senza pastorella.
 FORESTO
 Pazienza, me l’hai fatta;
145ma mi vendicherò.
 LAURA
                                      (Vo’ divertirmi).
 Bella creanza al certo!
 Dove apprendeste mai
 cotanta inciviltà?
 FABRIZIO
                                  Ma finalmente...
 LAURA
 Finalmente, vi dico,
150non si tratta così.
 FABRIZIO
                                  Son io...
 LAURA
                                                   Voi siete
 un bell’ignorantaccio.
 Dirò meglio; voi siete un villanaccio.
 FABRIZIO
 Al padrone di casa?
 LAURA
                                       Che padrone!
 Questa casa, ch’è qui, non è più vostra.
155Questa è l’Arcadia nostra,
 noi siamo pastorelle e voi pastore
 e non serve che fate il bell’umore.
 FABRIZIO
 Dice ben.
 FORESTO
                     La capite?
 LAURA
 Non occorre che dite:
160«Voglio, non voglio».
 FABRIZIO
                                         Oibò.
 FORESTO
                                                      Vogliamo fare
 tutto quel che ci pare.
 FABRIZIO
 Signorsì.
 LAURA
                    E non è poca
 la nostra cortesia
 che non v’abbiam sinor cacciato via.
 FABRIZIO
165Padroni.
 FORESTO
                   Avete inteso?
 FABRIZIO
 Se non son sordo.
 LAURA
                                   Acciò ben la capisca
 la vostra mente stolta,
 ve lo tornerò a dir un’altra volta.
 
    Vogliamo fare
170quel che ci pare.
 Vogliam cantare,
 vogliam ballare
 e voi tacete,
 poiché voi siete
175senza giudizio.
 Signor Fabrizio,
 siete arrabbiato?
 Via, ch’ho burlato,
 non dirò più.
 
180   L’Arcadia nostra
 tutto permette.
 Due parolette
 non fanno male.
 Un animale
185di voi più docile
 giammai non fu.
 
 SCENA IV
 
 ROSANNA, GIACINTO, FABRIZIO e FORESTO
 
 FABRIZIO
 Io rimango incantato.
 FORESTO
 Signor, che cosa è stato?
 Se comanda seder, si serva pure.
190Oh questa sì ch’è bella!
 Io non voglio star senza pastorella. (Contrafacendo a Fabrizio)
 FABRIZIO
 Ancor voi mi burlate?
 FORESTO
 Io burlarvi? Pensate.
 Siete l’amico mio più fido e caro;
195ma se manca il denaro,
 vi giuro in fede mia
 che tutti ce n’andiamo in compagnia. (Parte)
 FABRIZIO
 Andate col malan ch’il ciel vi dia.
 Ma, signora Rosanna,
200che dite voi! Che dite voi, Giacinto,
 del parlar di Lauretta?
 GIACINTO
                                            E non vedete
 ch’ella si prende spasso?
 FABRIZIO
 Corpo di satanasso,
 cospettonon di Bacco,
205se me n’ha dette un sacco.
 ROSANNA
 Eppure il di lei sdegno
 parmi d’amore un segno.
 La femmina talora
 scaltra finge odiar quel che più adora.
 FABRIZIO
210Possibile che m’ami
 e così mi strapazzi?
 ROSANNA
                                       Io ve lo giuro,
 statene pur sicuro.
 Più volte l’amor suo m’ha confidato.
 Arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amor indiavolato!
 GIACINTO
215È ver? (Piano a Rosanna)
 ROSANNA
                 (Mi prendo spasso). (A Giacinto)
 Sapete la cagione (A Fabrizio)
 ch’or la rese furiosa?
 Perché è di me gelosa.
 FABRIZIO
                                           Or la capisco.
 Ma che motivo ha mai
220d’ingelosir di voi?
 ROSANNA
                                    Gli affetti miei
 ho confidati a lei.
 FABRIZIO
 Dunque voi pur mi amate?
 ROSANNA