L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 SCENA X
 
 FORESTO col nome di Cintio ed il CONTE da Pulicinella, LAURETTA da Colombina, LINDORA col nome di Diana e FABRIZIO da Pantalone
 
 FORESTO
925Seguimi, Pulcinella.
 CONTE
                                       Eccome cà.
 FORESTO
 Siccome un'alta nube
 s'oppone al sole e l'ampia terra oscura,
 così da quelle mura
 coperto il mio bel sol cui l'altro cede,
930l'occhio mio più non vede, ond'è che afflitto
 i novi raggi del mio sole attendo.
 CONTE
 Tu me parla tedesca, io non t'intendo.
 FORESTO
 Fedelissimo servo,
 batti tu a quella porta.
 CONTE
935A quale porta?
 FORESTO
                              A quella.
 CONTE
                                                 Io non la vedo.
 FORESTO
 Finger dei che vi sia.
 Invece della porta,
 in un quadro si batte o in una sedia,
 come i comici fanno alla comedia.
 CONTE
940Aggio caputo ma fame na grazia!
 Perché da tozzolare aggio alla porta?
 FORESTO
 Acciò che la mia bella
 venga meco a parlar.
 CONTE
                                         Cà su la strada?
 FORESTO
 È ver, non istà bene
945che facciano l'amor sopra la strada
 civili onesti amanti
 ma ciò sogliono usar i commedianti.
 CONTE
 Sì sì, tozollerò ma se qualcuno,
 quando ho battuto io, battesse me?
 FORESTO
950Lascia far, non importa, io son per te.
 CONTE
 O de casa.
 LAURETTA
                      Chi batte?
 CONTE
                                            Songo io.
 LAURETTA
 Serva sua, signor mio.
 CONTE
 Padron, chisa è per me.
 FORESTO
                                              Chi siete voi,
 quella giovine bella?
 LAURETTA
955Io sono Colombina Menarella.
 FORESTO
 Di Diana cameriera?
 LAURETTA
 Per servir a vusustrissima.
 CONTE
 Obregato, obregato.
 FORESTO
                                       Deh vi priego,
 chiamatela di grazia.
 LAURETTA
                                         Ora la servo.
 FABRIZIO
960Colombina.
 LAURETTA
                         Oimè questo è il padrone.
 CONTE
 Managgia Pantalone.
 FORESTO
 Ritiriamoci tosto.
 CONTE
 Possa esser Pantalone fatto arrosto.
 FABRIZIO
 Cosa se, Colombina,
965cosa se, fantolina,
 cosa fasto in strada?
 LAURETTA
                                        Ero venuta
 per il spazzacamino.
 FABRIZIO
 Se ti ha qualche cammin da governar,
 se ben che mi son veggio
970e non posso andar,
 co se tratta de ti, sì l'averia,
 coccoletta, chiamado mi.
 LAURETTA
 Caro signor padrone,
 mi fate vergognare.
 FABRIZIO
975Caro quel caro viso bello,
 per te, viscere mie, perdo il cervello.
 
    Per te, mia coccoletta,
 amor dentro del petto
 sunando il ciufoletto,
980la bella furlanetta,
 con piacer mi fa ballar.
 
    E via, senti, para, via.
 Ah viscerette care,
 ah che non posso più.
 
 FORESTO
985È andato.
 CONTE
                     Fosse acciso.
 FORESTO
 Chiamatela di grazia.
 LAURETTA
                                          Ora la servo.
 CONTE
 Sienteme, peccierella,
 vienenne ancora tu,
 che se divertiremo fra di nuie.
 LAURETTA
990Sì sì, quest'è l'usanza,
 se i padroni fra lor fanno l'amore,
 fa l'amor colla serva il servitore.
 
    Il padron con la padrona
 fan l'amor con nobiltà,
995noi andiamo già alla buona
 senza tanta civiltà.
 
    Dicon quegli: «Idolo mio,
 peno, moro, smanio, o dio».
 Noi diciam senz'altre pene:
1000«Mi vuoi ben, ti voglio bene».
 E facciamo presto presto
 tutto quel che s'ha da far.
 
 FORESTO
 Ti piace, Pulcinella?
 CONTE
 A chi non piacerebbe Menarella?
 FORESTO
1005Ecco che vien quel bel che m'innamora.
 CONTE
 Con essa viene Menarella ancora.
 FORESTO
 Venite, idolo mio,
 venite per pietà.
 LINDORA
 Vengo, vengo, mio ben; eccomi qua.
 FORESTO
1010Voi siete il mio tesoro.
 LINDORA
 Per voi languisco e moro.
 CONTE
 Ah tu sei la mia bella.
 LAURETTA
 E voi siete il mio caro Pulcinella.
 FORESTO
 A voi ho donato il core.
 LINDORA
1015Ardo per voi d'amore.
 CONTE
 Per te mi sento lo Vesuvio in petto.
 LAURETTA
 Cotto è il mio core al foco dell'affetto.
 FORESTO
 
    Vezzosetta, mia diletta.
 
 CONTE
 
 Menarella, mia caretta.
 
 LINDORA
 
1020Cintio caro, Cintio mio.
 
 LAURETTA
 
 Pulcinella bello mio.
 
 A DUE
 
 Che contento, che diletto.
 
 A QUATTRO
 
 Vien, mio bene, a questo petto
 ch'io ti voglio un po' abbracciar.
 
 FABRIZIO
 
1025   Ola, ola, cosa feu?
 Abbrazzai? Cagadonai?
 Via caveve, via de qua.
 
 LINDORA
 
    Io m'inchino al genitore.
 
 FORESTO
 
 La riverisco, o mio signore.
 
 LAURETTA
 
1030Serva sua, signor padrone.
 
 CONTE
 
 Te so' schiavo, Pantalone.
 
 FABRIZIO
 
 El zirandonarve attorno,
 tutti andeve a far squartar.
 
 FORESTO
 
    Vuol ch'io vada?
 
 FABRIZIO
 
                                    Mi ve mando.
 
 CONTE
 
1035Vado anch'io?
 
 FABRIZIO
 
                             Mi t'ho mandao.
 
 FORESTO
 
 Anderò con la mia bella.
 
 CONTE
 
 Anderò con Menarella.
 
 A DUE
 
 Io contenta venirò.
 
 FABRIZIO
 
 Via, tolé sto canelao,
1040colle putte? O questo no.
 
 LINDORA
 
    Signor padre, per pietà.
 
 LAURETTA
 
 Signor padron, per carità.
 
 FORESTO
 
 Deh vi supplico ancor io.
 
 CONTE
 
 Pantalone, padron mio.
 
 FABRIZIO
 
1045Duro star non posso più,
 via, mattazzi, leveve su.
 
 A QUATTRO
 
    Io vi priego.
 
 FABRIZIO
 
                             Zitto là.
 
 A QUATTRO
 
 Vi scongiuro.
 
 FABRIZIO
 
                           Vegnì qua.
 
    Cari fioi, deve la man.
1050Alla fin son venezian,
 m'avé mosso a compassion.
 
 A QUATTRO
 
 Viva, viva Pantalon.
 
 A CINQUE
 
    Viva, viva il dolce affetto.
 Viva, viva quel diletto
1055che produce un vero amor,
 che consola il nostro cor.
 
 Fine dell’atto secondo