L’Arcadia in Brenta, libretto, Monaco di Baviera, Thuille, 1760

 SCENA VII
 
 Arriva il conte BELLEZA
 
 FABRIZIO
250Poh! Che gran signorone,
 costui porre mi vuole in soggezione.
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
255l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obligato.
 CONTE
 La fama ha publicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
260il nome alto e sovrano
 di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei.
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
265benché il merito mio sia circonscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah, mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,
270prevenendo l'invito,
 per far la mente mia sazia e contenta,
 son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi.
 CONTE
                         La fama
 poco disse finor di voi parlando,
275voi cantando, esaltando.
 Veggo più, veggo molto
 in quell'amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 spiega l'idea del liberal suo core.
 FABRIZIO
280Signor, lei mi confonde.
 Vorrei dir ma non so.
 Per andar alla breve io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
285col muto favellar va rispondendo;
 ed io, che tutto intendo,
 il genio suo comprendo.
 Ella vuol favorirmi ed io m'arrendo
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
290Le renda o non le renda,
 è tutta una facenda.
 Se qui vuole restar, mi farà onore.
 Ceremonie non fo, son di buon core.
 CONTE
 Viva il buon cor. Anch'io l'affettazione
295odio nelle persone,
 parlar mi piace natural affatto;
 perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labbra il mio contento.
 FABRIZIO
300Se questo è naturale,
 parla ben, non v'è male.
 CONTE
 La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e il più giocondo
305grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
 Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
 riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì, mio signore;
 accetterò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
310gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
 Vada pure. Pancrazio, (Al servo)
 servi questo signor.
 CONTE
                                       L'esuberanza,
 anzi l'esorbitanza
 delle grazie, onde lei m'ha incatenato...
 FABRIZIO
315Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non sia mai vero
 ch'io manchi al dover mio.
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 
    Non s'adiri, di grazia, ch'io taccio,
320non vo' darli più noia né impaccio,
 bramo solo, sto zitto e non parlo,
 più non ciarlo, credetelo a me.