L’Arcadia in Brenta, libretto, Monaco di Baviera, Thuille, 1760

 SCENA VI
 
 FORESTO col nome di Cintio, FABRIZIO da Pulcinella, LAURETTA da Colomba, LINDORA col nome di Diana, infine il CONTE da Pantalone
 
 FORESTO
650Seguimi, Pulcinella.
 FABRIZIO
                                       Eccome cà.
 FORESTO
 Siccome un'atra nube
 si oppone al sole e l'ampia terra oscura,
 così da quelle mura
 coperto il mio bel sol, cui l'altro cede,
655l'occhio mio più non vede, ond'è che afflitto
 i nuovi raggi del mio sole attendo.
 FABRIZIO
 Tu me parle tidisca, io non t'intendo.
 FORESTO
 Fedelissimo servo,
 batti tu a quella porta.
 FABRIZIO
660A quale porta?
 FORESTO
                              A quella.
 FABRIZIO
                                                 Io non la vedo.
 FORESTO
 Finger dei che vi sia.
 Invece della porta,
 in un quadro si batte o in una sedia,
 come i comici fanno alla comedia.
 FABRIZIO
665Aggio caputo ma famme na grazia;
 pecché da tozzolare aggio alla porta?
 FORESTO
 Acciò che la mia bella
 venga meco a parlar.
 FABRIZIO
                                         Cà sulla strada?
 FORESTO
 È ver, non istà bene
670che facciano l'amor sopra la strada
 civili onesti amanti
 ma ciò sogliono far i commedianti.
 FABRIZIO
 Sì sì, tozzolerò ma se qualcuno,
 quando ho battuto io, battesse a me?
 FORESTO
675Lascia far, non importa, io son per te.
 FABRIZIO
 Oh de casa.
 LAURA
                        Chi batte?
 FABRIZIO
                                              Songo io.
 LAURA
 Serva sua, signor mio.
 FABRIZIO
 Patron, chessa è per me.
 FORESTO
                                               Chi siete voi,
 quella giovine bella?
 LAURA
680Io sono Colombina Menarella.
 FORESTO
 Di Diana cameriera?
 LAURA
 Per servir vusustrissima.
 FABRIZIO
 Obregato, obregato.
 FORESTO
                                       Deh vi prego,
 chiamatela di grazia.
 LAURA
                                         Ora la servo.
 FABRIZIO
685Sienteme, peccerella,
 vienence ancora tuie,
 ch'a nce devertiremo fra de nuie.
 LAURA
 Sì sì, questa è l'usanza,
 se i padroni fra lor fanno l'amore,
690fa l'amor colla serva il servitore.
 
    Il padron colla padrona
 fa l'amor con nobilità.
 Noi andiamo giù alla bona
 senza tanta civiltà.
 
695   Dicon quelli: «Idolo mio,
 peno, moro, smanio, oh dio!»
 Noi diciam senz'altre pene:
 «Mi vuoi ben, ti voglio bene»
 e facciamo presto presto
700tutto quel che s'ha da far. (Si ritira fingendo di chiamar Diana)
 
 FORESTO
 Ti piace, Pulcinella?
 FABRIZIO
 A chi non piaceresti, o Menarella?
 FORESTO
 Ecco viene quel bel che m'innamora.
 FABRIZIO
 Con essa vene Menarella ancora. (Vengono Lindora e Lauretta)
 FORESTO
705Venite, idolo mio.
 Venite per pietà.
 LINDORA
 Vengo, vengo, mio bene, eccomi qua.
 FORESTO
 Voi siete il mio tesoro.
 LINDORA
 Per voi languisco e moro.
 FABRIZIO
710Ah tu si' la mia bella.
 LAURA
 Ah voi siete il mio caro Pulcinella.
 FORESTO
 A voi donato ho il core.
 LINDORA
 Ardo per voi d'amore.
 FABRIZIO
 Per te me siento lo Vesuvio in petto.
 LAURA
715Cotto è il mio core al foco dell'affetto.
 FORESTO
 
    Vezzosetta, mia diletta. (A Lindora)
 
 FABRIZIO
 
 Menarella, mia caretta.
 
 LINDORA
 
 Cintio caro, Cintio mio.
 
 LAURA
 
 Pulcinella bello mio.
 
 LINDORA
 
720Che contento, che diletto.
 
 LAURA
 
 Vien, mio bene, a questo petto.
 
 A QUATTRO
 
 Io ti voglio un po' abbracciar. (Viene il conte da Pantaleone)
 
 IL CONTE
 
    Ola, ola, cosa feu?
 Abbrazzai? Cagadonai!
725Via caveve, via de qua.
 
 LINDORA
 
    Io m'inchino al genitore.
 
 LAURA
 
 Serva sua, signor padrone.
 
 FORESTO
 
 Riverisco, mio signore.
 
 FABRIZIO
 
 Te so' schiavo, Pantalone.
 
 IL CONTE
 
730El ziradonarve attorno;
 tutti andeve a far squartar.
 
 FORESTO
 
    Vuol ch'io vada?
 
 IL CONTE
 
                                    Mi ve mando.
 
 FABRIZIO
 
 Vado anch'io?
 
 IL CONTE
 
                             Mi v'ho mandao.
 
 FORESTO
 
 Anderò colla mia bella.
 
 FABRIZIO
 
735Anderò con Menarella.
 
 LINDORA, LAURA
 
 Io contenta venirò.
 
 IL CONTE
 
 Via, tiolé sto canelao.
 Colle putte, oh questo no.
 
 LINDORA
 
    Signor padre, per pietà. (S’inginocchia)
 
 LAURA
 
740Gnor padron, per carità. (S’inginocchia)
 
 FORESTO
 
 Deh vi supplico ancor io. (Fa l’istesso)
 
 FABRIZIO
 
 Pantalon, patrone mio. (Fa l’istesso)
 
 IL CONTE
 
 Duro star non posso più.
 Via, mattazzi, levé su.
 
 A QUATTRO
 
745   Io vi prego.
 
 IL CONTE
 
                           Zitto là.
 
 A QUATTRO
 
 Vi scongiuro.
 
 IL CONTE
 
                           Vegnì qua.
 
    Cari fioi, deve la man.
 Alla fin son venezian,
 m'avé mosso a compassion.
 
 A QUATTRO
 
750Viva, viva Pantalon.
 
    Viva, viva il dolce affetto;
 viva, viva quel diletto
 che produce un vero amor,
 che consola il nostro cor.