L’Arcadia in Brenta, libretto, Genova, Tarigo, 1764

 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
1150Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon cuore.
 LAURETTA
 Per le ninfe d'Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio;
 il povero Fabrizio è disperato.
 Egli si è rovinato;
1155ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURETTA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
1160finché si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Aimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
1165eccovi samperelie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di cannella soprafina.
 LINDORA
 V'è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
1170Deh fatemi piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare,
 giacché non ho ristoro,
 della polvere d'oro,
 un cordial di perle,
1175un elixir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l'ali alle piante. (Parte)