L’Arcadia in Brenta, libretto, Venezia, Savioli, 1770

1190per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il bevrete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
1195Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
1200Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 CONTE
 Sono incappato inver nel bell’impiccio,
 per un vano capriccio,
 povera pancia mia,
 tutta ridonda in te questa...
1205Ma quel ch’è fatto è fatto
 e non voglio perciò diventar matto.
 Ne lascierò la cura
 alla madre natura
 ed io starò fra tanto allegramente
1210che è un gran rimedio il non pensarvi niente.
 
    Vuo’ divertirmi
 tra suoni e canti,
 giacché i purganti
 m’han d’ammazzar.
 
1215   Voglio i violini,
 voglio i violoni,
 voglio il fagotto
 con l’oboè.
 Questi stromenti
1220non fan per me.
 
    Vuo’ la violetta,
 vuo’ la spinetta,
 tutta l’orchestra
 s’ha da sonar
1225che allegramente
 voglio crepar.
 
 SCENA IX
 
 LINDORA e GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo mi fa ridere.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa,
 avrete di già intesa
1230la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bella Arcadia è già fallito.
 Rosana, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita.
 Colà l’Arcadia unita
1235sarà con più giudizio
 e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabrizio,
 me ne dispiace assai. Ma non ci penso,
 né vuo’ prendermi affanno,
1240s’egli è stato baggian sarà suo danno.
 
    Non voglio affanni al core,
 non vuo’ pensar a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO e ROSANA
 
 ROSANA
1245Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandati avanti ho i servitori miei,
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANA
1250Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovi padron e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosana, perché?
 ROSANA
                                       Perché se veri
 son quei detti di ieri...
1255Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo.
 
    Luci vezzose amabili
 che mi feriste il cor,
1260labbra vermiglie e tenere
 che m’ispiraste amor,
 nell’adorarvi ognor
 fido sarò così.
 
    E qual nel primo dì
1265voi mi piagaste il sen
 da voi sperar convien
 la pace al mio dolor.
 
    Cara, t’adoro e sei
 la mia speranza ancor.
 
 SCENA XI
 
 ROSANA
1270Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui, a poco a poco,
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
 SCENA ULTIMA
 
 FABRIZIO e detti
 
 FABRIZIO
1275No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia.
 Vuo’ fuggir la vergogna e scampar via.
 FORESTO
1280Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio,