L’Arcadia in Brenta, libretto, Venezia, Savioli, 1770

400Caminiam così, così.
 Troppo forte? Troppo piano?
 D’incontrare io spero invano
 di due donne il strano umor. (Parte)
 
 LINDORA e LAURETTA
 
 LAURETTA
 Madama, che vuol dire
405che vi piace l’andar sì piano piano?
 LINDORA
 Dirò; l’andar sì forte
 non conviene a una dama;
 affettar noi dobiam, per separarci
 dalla gente ordinaria,
410una delicatezza straordinaria.
 
    Un moto delicato
 è proprio al nostro ceto,
 il parlar nostro è grato,
 quando è più dolce e cheto;
415e noi dobbiamo sempre
 esser di dolci tempre,
 dolci nel camminar,
 dolci nel sospirar,
 dolci nel tratto.
 
 LAURETTA
420Quanto è affettata mai?
 Che coppia originale.
 È col conte Bellezza
 tutta delicatezza,
 tutte smorfie e languori...
425Ma è meglio ch’io men vada, questi fiori
 già mi han fatto venire il mal di testa.
 Che proprietà è mai questa
 di noi povere donne
 che appena appena udiamo un qualche odore
430ci viene il mal di capo ed il tremore. (Parte)
 
 Cammera.
 
 FABRIZIO, indi LINDORA
 
 FABRIZIO
 Mi rode ancor la bile.
 La rimedian con dir ch’è stato un scherzo
 ma intanto l’orologgio,
 la scatola e l’anello
435non si vedono più; ma almen godessi
 da coteste mie ninfe traditore
 un qualche segno di pietoso amore.
 LINDORA
 Signor Fabrizio?
 FABRIZIO
                                  (Questa
 a dir ver mi par troppo
440flemmatica).
 LINDORA
                           Non sente?
 Signor Fabrizio!
 FABRIZIO
                                 Oh cielo! Mi perdoni.
 Non l’avevo sentita.
 LINDORA
 Ho gridato sì forte che la gola
 mi si è tutta enfiata;
445quasi in petto una vena mi è crepata.
 FABRIZIO
 Canchero! Se ne guardi,
 sieda.
 LINDORA
               Vi par! Sì dura
 è questa imbottitura
 che io non posso sperar di starvi bene.
 FABRIZIO
450Rimediarvi conviene.
 Farò portarvi a posta una poltrona.
 LINDORA
 Ohibò, che quel guanciale
 ha l’odor di vacchetta e mi fa male.
 FABRIZIO
 Portarò un matarazzo;
455di più non posso far.
 LINDORA
                                        Questo è un strapazzo;
 lo conosco, lo so. Ma non credevo
 dover soffrir cotanto.
 (Io crepo dalle risa e fingo il pianto)
 
    Voglio andar... Non vuo’ più star,
460più beffata esser non vuo’.
 Signorsì, me ne anderò.
 
    Sono tanto tenerina
 che ogni cosa mi scompone
 e voi siete la cagione
465che m’ha fatto lagrimar. (Parte)
 
 FABRIZIO e poi il conte BELLEZZA
 
 FABRIZIO
 Si contenga chi può, corpo del diavolo...
 Non ne potevo più.
 BELLEZZA