L’Arcadia in Brenta, libretto, Bonn, Stamparia delle Loterie, 1771

395È gentilezza vostra,
 non già merito mio.
 FABRIZIO
 Anzi i meriti vostri a noi son noti
 e creato v’abbiam con tutti i voti.
 LINDORA
 Anch’io l’Arcadia lodo
400e d’esservi soggetta esulto e godo.
 CONTE
 (Ah, che più goderei
 il bramato piacer de’ labbri miei).
 FORESTO
 A voi, principe degno,
 del suo rispetto in segno
405manda l’Arcadia nostra
 questo serto di fiori.
 LINDORA
 Andate, andate via, con questi odori.
 FABRIZIO
 Via, madama Lindora
 non li può sopportar.
 CONTE
                                         Deh riponete
410questo serto fatale.
 LINDORA
 Mi sento venir male.
 FABRIZIO
 Presto, presto, tabacco.
 LINDORA
                                            Sì, tabacco.
 FABRIZIO
 Prenda.
 LINDORA
                  È troppo granito.
 CONTE
 Questo è fino assai più.
 LINDORA
415Non mi piace, signor, va troppo in su.
 FORESTO
 (Ora l’aggiusto io.
 Con questa stranutiglia
 mi voglio divertir con chi ne piglia).
 Prenda, prenda di questo.
420È foglia schietta, schietta e leggierissima.
 LINDORA
 Questo, questo mi piace, obbligatissima.
 FORESTO
 Commanda? (Al conte)
 CONTE
                            Mi fa grazia. (Prende tabacco)
 FORESTO
 E voi? (A Fabrizio)
 FABRIZIO
                Mi fate onore. (Prende anche lui)
 FORESTO
 Voglio rider di core,
425la stranutiglia vera
 li farà stranutar fino alla sera. (Parte)
 FABRIZIO
 
    Vada, vada.
 
 CONTE
 
                            Vada lei. (A Lindora)
 
 LINDORA
 
 Anzi lei. Vada. Eccì. (Stranuta)
 
 CONTE, FABRIZIO
 
 Viva, viva.
 
 LINDORA
 
                       Grazie, eccì. (Forte)
430Ahi! Eccì. Ahi! Eccì. (Si getta a sedere)
 
 FABRIZIO
 
 Poverina!
 
 CONTE
 
                     Presto. Eccì. (Stranuta)
 
 FABRIZIO
 
 Che bel garbo! Son qua io.
 Forti. Eccì. (Stranuta)
 
 CONTE
 
                        Alto. Eccì. (Stranuta)
 
 LINDORA
 
 Aiutatemi, eccì.
 
 IL CONTE, FABRIZIO
 
435   Che tabacco! Eccì, eccì.
 Maledetto, eccì, eccì.
 Che tormento che mi sento!
 Più non posso, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
    Via madama, non è niente.
 
 FABRIZIO
 
440Che tabacco impertinente!
 
 LINDORA
 
 Aqua fresca per pietà. (S’alza)
 
 CONTE
 
    Vado a prenderla, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Ve la porto, eccì, eccì.
 
 LINDORA
 
 Il mio naso, la mia testa,
445il mio petto, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
 V’è passato?
 
 LINDORA
 
                          Signorsì.
 
 FABRIZIO
 
 State meglio?
 
 LINDORA
 
                            Par di sì.
 
 A TRE
 
    Dunque andiamo in compagnia
 a goder con allegria
450dell’Arcadia il primo dì.
 
    Vada, vada, eccì, eccì.
 Maledetto tabaccaccio!
 
 CONTE
 
 Oh che impaccio! Eccì, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Favorisca.
 
 LINDORA
 
                      Signorsì.
 
 A TRE
 
455Faccia grazia, eccì, eccì.
 
 Fine della parte prima
 
 
 PARTE SECONDA
 
 SCENA PRIMA
 
 Deliziosa.
 
 Tutti fuor che FABRIZIO
 
 LAURA
 Io rido quando vedo
 certi pazzi che fan gl’innamorati
 e credon col contante
 render la donna amante.
460Quando il genio non v’è, non fanno niente.
 Si lascian nell’inganno;
 e se si voglion rovinar suo danno.
 LINDORA
 In quanto a questo poi,
 non dico come voi,
465non dono e non accetto
 e per non ingannar nulla prometto.
 LAURA
 Parliam d’altro di grazia.
 CONTE
                                                Deh madama, (A Lindora)
 andiamo per questi deliziosi colli,
 co’ vostri bei colori,
470la vil bellezza a svergognar de’ fiori.
 Concedete ch’io possa
 regger col braccio mio... (A Lindora)
 LAURA
 Eh signor conte mio,
 lei parte con madama,
475ed io resterò sola?
 Lei di cavalleria non sa la scola.
 CONTE
 Ha ragion.
 Io sono un mentecatto, io son un bue.
 Servirò, se il permette, a tutte due.
 LAURA
480Se madama l’accorda...
 LINDORA
                                             Io nol contendo.
 LAURA
 Io son contenta e le sue grazie attendo.
 CONTE
 Eccomi. Favorisca. Faccia grazia.
 Su l’umil braccio mio poggi la mano.
 LAURA
 Caminate più presto.
 LINDORA
                                          Andate piano.
 LAURA
485Ma via, non mi mancate.
 CONTE
                                                Eccomi lesto.
 LINDORA
 Non andate sì presto;
 di già voi mi stroppiate.
 LAURA
 Con questo andar sì pian,
 voi m’ammazzate.
 CONTE
                                    (Io sono
490nel terribile impegno). Via, madama,
 un tantinin più presto.
 Eh via, cara signora,
 un tantinin più piano.
 LAURA
 Più piano di così? Mi vien la morte.
 LINDORA
495Vi dico ch’io non posso andar sì forte.
 CONTE
 
    Questa forte e quella piano,
 l’una tira e l’altra mola,
 non so più cosa mi far.
 Favoriscano la mano,
500anderò come potrò.
 
    Forti, forti, saldi, saldi,
 vada pur ciascuna sola.
 Io gli sono servitor. (Partono)
 
 SCENA II
 
 Camera.
 
 FABRIZIO e FORESTO
 
 FABRIZIO
 Non vuo’ sentire.
 FORESTO
                                  Eh via, signor Fabrizio,
505siete un uom di giudizio,
 siete un uomo civile,