Achille in Sciro, libretto, Roma, Corradi, 1771

 ACHILLE IN SCIRO
 
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel nobilissimo teatro delle Dame il carnevale dell’anno 1771, dedicato all’inclito popolo romano.
    In Roma, MDCCLXXI, con licenza de’ superiori, si vendono da Lorenzo Corradi, libraro a capo a’ Coronari vicino a Tor Sanguigna.
 
 
 DEDICA
 
 All’inclito popolo romano.
 
    Il gentil benigno gradimento che vi siete compiaciuti dare ogni anno a vedere delle sceniche armoniose rappresentazioni fatte a recarvi diletto in questo nostro teatro, meritava a buona equità la continuazione ancora verso di voi della rispettosa nostra riconoscenza. Eccovene dunque una divota e sincera testimonianza nella dedica che vi diamo l’onore di presentarvi dell’Achille in Sciro del nostro celebre Metastasio. Egli in questo dramma fa vedere quanto anche in un animo grande faccino fiero contrasto le più tenere passioni, vengono però superate dall’amore della gloria. Non era, a dir vero, necessario di scegliere un eroe della Grecia per mostrarvene la idea, avendone voi sotto degli occhi tanti luminosi esempi negli eroi che figli furono di questa vostra patria e che la rendettero gloriosa sopra di ogni altra città del mondo tutto. Degnatevi adunque di accogliere con la solita vostra cortese amorevolezza questo nostro pensiero di ricrearvi in questi giorni di Carnevale e dal vostro applauso avremo il bramato contento di essere sicuri d’avere incontrato l’universale vostro piacere ch’è la sola meta de’ nostri voti.
 
    Li possessori del teatro delle Dame.
 
 
 ARGOMENTO
 
    È per antica fama assai noto che bramosi di vendicar con la distruzione di Troia la comune ingiuria, sofferta nel rapimento d’Elena, unirono già le forze loro tutti i principi della Grecia. Intanto che la formidabile armata si raccogliea, cominciò a spargersi fra le adunate schiere una predizione: che mai non avrebbero espugnata la nemica città, se non conducevano a questa impresa il giovanetto Achille, figliuolo di Teti e di Peleo; e prese a poco a poco tanto vigore questa credenza nell’animo de’ superstiziosi guerrieri, che ad onta de’ loro duci risolutamente negavano di partir senza Achille. Seppelo Tetide; e temendo della vita del figlio, se fosse trasportato fra l’armi, stabilì di nasconderlo alle ricerche de’ Greci. Corse perciò in Tessaglia, dove sotto la cura dell’antico Chirone educavasi Achille, e trattolo seco, lo rivestì nascostamente d’abiti feminili; consegnollo ad un suo confidente; imposegli che condur lo dovesse nell’isola di Sciro, sede reale di Licomede, e che ivi sotto nome di Pirra, come propria sua figlia, celatamente lo custodisse. Eseguì l’accorto servo esattamente il comando; andò con sì gran pegno in Sciro; cambiò, per esser più sconosciuto, il proprio vero nome in quel di Nearco; e sì destramente s’introdusse in quella corte che ottennero in breve onorato luogo egli fra’ ministri reali e la mentita Pirra fra le ancelle della principessa Deidamia, figliuola di Licomede. Col favore delle finte spoglie, potendo Achille ammirar sì d’appresso gl’innumerabili pregi della bella Deidamia, se ne invaghì; non seppe nascondersi a lei; trovò corrispondenza; e s’accesero entrambi d’uno scambievole ardentissimo amore. Se ne avvide per tempo il vigilante Nearco ed invece d’opporsi a’ loro nascenti affetti, usò tutte l’arti per fomentargli, promettendosi nell’innamorata principessa un soccorso a raffrenar l’impazienze d’Achille, il quale non sapendo reprimere gl’impeti feroci dell’indole sua bellicosa, sdegnava come ceppi insoffribili i molli feminili ornamenti; ed al balenar d’una spada, al risonar d’una tromba o al solo udirne parlare, già tutto fuor di sé stesso, minacciava di palesarsi. E l’avrebbe anche fatto, se l’attenta Deidamia, timorosa di perderlo, non avesse procurato di temperarlo. Or mentre questa cura costava a lei tanta pena, seppesi nell’armata de’ Greci dove ed in qual abito Achille si nascondeva o dubitossene almeno. Si concluse perciò fra questi d’inviare a Licomede un accorto ambasciadore, il quale col pretesto di chiedere a nome loro e navi e guerrieri per l’assedio troiano, procurasse accertarsi se colà fosse Achille e seco e per qualunque mezzo lo conducesse. Fu destinato Ulisse come il più destro d’ogn’altro ad eseguir sì gelosa commissione. Andovvi egli ed approdò su le marine di Sciro in un giorno appunto in cui colà celebravansi le solenni feste di Bacco. La sorte gli offerse al primo arrivo indizi bastanti, onde incaminare le sue ricerche. Se ne prevalse. Sospettò che in Pirra si nascondesse Achille; inventò prove per assicurarsene; fece nascere l’occasione di parlar seco, ad onta della gelosa custodia di Nearco e Deidamia; e ponendo allora in uso tutta la sua artificiosa eloquenza lo persuase a partirsi. Ne fu avvertita la principessa e corse ad impedirlo; onde ritrovossi Achille in crudelissime angustie fra Deidamia ed Ulisse. Adoprava uno i più acuti stimoli di gloria per trarlo seco; impiegava l’altra le più efficaci tenerezze d’amore per trattenerlo; ed egli assalito in un tempo medesimo da due così violenti passioni ondeggiava irresoluto nel tormentoso contrasto. Ma il saggio re lo compose, il quale di tutto fra questi tumulti informato, consente il richiesto eroe all’istanze d’Ulisse; concede la real principessa alle dimande d’Achille; e prescrivendo a lui con qual prudente vicenda debbano secondarsi fra loro e le tenere cure e le guerriere fatiche, mette d’accordo nell’animo suo combattuto e la gloria e l’amore.
    Incontrasi questo fatto presso che in tutti gli antichi e moderni poeti; ma essendo essi tanto discordi fra loro nelle circostanze, noi senza attenerci più all’uno che all’altro abbiam tolto da ciascheduno ciò che meglio alla condotta della nostra favola è convenuto.
    Il luogo dell’azione è la regia di Licomede nell’isola di Sciro.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENA
 
    Nell’atto primo: aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Bacco, donde si discende per spaziosa scala. Fra le distanze che lasciano fra loro le numerose colonne, scuopresi dal destro lato il bosco fatto alla deità suddetta e dal sinistro la marina di Sciro dove poi approderanno alcune navi; appartamenti di Dedidamia; deliziosa nella reggia di Licomede.
    Nell’atto secondo: stanze terrene adornate di statue rappresentanti varie imprese di Ercole; gran sala illuminata in tempo di notte corrispondente a diversi appartamenti parimenti illuminati, tavola nel mezzo, credenze d’intorno.
    Nell’atto terzo: gallaria; portici della regia corrispondenti al mare; navi poco lontane dalla riva; reggia.
 
    Ingegnere e pittore delle scene il signor Giacomo Castellari romano. Ricamatore degli abiti il signor Lazzaro Grondoni. Sartore degli abiti da uomo il signor Andrea Rosa. Sartore degli abiti da donna il signor Carlo Broggi.
 
 
 PROTESTA
 
    Le parole e sensi gentileschi non sono sentimenti dell’autore che si professa vero cattolico romano. Le variazioni nel dramma sono state fatte tutte per le note necessità teatrali.
 
    Nel primo ballo: veduta di mare con pescatori in atto di pescagione, li quali sorpresi da una barca di corsari sono fatti schiavi ma sopravvenendo una nave amica va a bordo della corsara, libera gli schiavi in essa trovati fra quali alcuni amici di sua nazione; indi scendendo a terra l’equipaggio vincitore mette in catene li pirati, e sciolti li pescatori, vanno insieme intrecciando una festevole danza.
    Secondo ballo: parte di una piazza in Venezia con maschere.
 
 
 BALLARINI
 
    Inventore e direttore de’ balli il signor Giuseppe Forti romano. Eseguiti da uomini: signor Giuseppe Anelli, signor Luigi Berardi, signor Giuseppe Costantini. Da donne: signor Luigi Bardotti, signor Lorenzo Giannini, signor Eusebio Luzi. Ballano fuor di concerto il signor Giuseppe Forti suddetto e signor Alessandro Martini. Figuranti uomini: signor Michele Saraceni, signor Vincenzo Petrelli, signor Salvatore la Rosa, signor Pietrantonio Marini, signor Vincenzo Donati. Donne: signor Giuseppe Marconi, signor Pasquale Albertini, signor Giacomo Onorati, signor Ranieri Gabrielli, signor Berardo Porta.
 
 
 ATTORI
 
 LICOMEDE re di Sciro
 (il signor Domenico Bedini)
 ACHILLE
 (il signor Giuseppe Compagnucci, virtuoso di camera di sua altezza serenissima l’elettore di Baviera)
 DEIDAMIA figliuola di Licomede, amante d’Achille
 (il signor Carlo Moschini da Lodi)
 ULISSE
 (il signor Ercole Ciprandi)
 TEAGENE principe di Calcide, destinato sposo di Deidamia
 (il signor Michele Neri)
 NEARCO custode di Achille
 (il signor Biagio Parca)
 ARCADE confidente di Ulisse
 (il signor Pietro Caldari)
 
    La poesia è del celebre abate Pietro Metastasio romano, poeta cesareo. La musica è del celebre Nicolò Jommelli, maestro di cappella pensionario all’attuale servizio di sua maestà fedelissima.