Artaserse, libretto, Roma, Amidei, 1749

                                      Che importa questo?
1265Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Ella ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa; no, non lo voglio.
 CONTE
1270Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Sì, madama, soffrirò
 ma mi sento un certo che...
1275che vorrebbe tornar su.
 Ahi soffrir non posso più.
 Deh, ch’io vada permettete,
 attendete, tornerò.
 
    No, vi dico, non vorrei...
1280Se sentiste i dolor miei;
 nol credete? Io tacerò.
 Voi volete? Io creperò.
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo riderei,
 se non mi fasse il rider tanto male.
 GIACINTO
1285Madama, siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
1290tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
 e con noi conduremmo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabroni,
1295me ne dispiace assai. Ma non ci penso,
 perché se ci pensassi
 forse per compassion m’attristerei
 e attristandomi un poco io morirei.
 
    Non voglio affanni al core,
1300non vo’ pensar a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
    Io son d’un certo umore
 che par che mesta sia
1305e pur malinconia
 dentro il cor mio non ho.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 GIACINTO
 Può darsi ch’ella sia
 allegra più di quel ch’ognuno crede
 ma fa morir d’inedia chi la vede.
 ROSANNA
1310Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandato avanti ho i servitori miei;
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
1315Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovvi padrone e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son que’ detti di ieri...
1320Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
 Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
1325Per lui a poco a poco
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
    Principiai amar per gioco
 e d’amor il cor m’accesi;
1330già m’alletta il dolce foco
 e maggior ognor si fa.
 
    Fra i piaceri e fra i diletti
 oggi nacque il mio tormento;
 ma d’amare io non mi pento
1335perché spero alfin pietà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
 No, non vo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia,
1340vo’ fuggir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
 Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
 Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
1345alfin v’ho ritrovato;
 signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vusignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fermatevi signore,
1350fateci quest’onore,
 venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pocchino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO