Artaserse, libretto, Roma, Amidei, 1749

 FORESTO
                                            Vi torno a dire,
 signor Fabrizio caro,
 che ci vuol del denaro.
 FABRIZIO
50Ed io risponderò,
 signor Foresto caro, non ne ho.
 FORESTO
 Ma che far dovrò
 per supplire all’impegno in cui voi siete?
 FABRIZIO
 Fate quel che volete.
 FORESTO
55Non v’è denaro?
 FABRIZIO
                                 Oibò.
 FORESTO
                                              Grano?
 FABRIZIO
                                                              È venduto.
 FORESTO
 Quei cavalli indiscretti,
 che mangian tanto fieno,
 si potrian esitar...
 FABRIZIO
                                   Sì. (S’appogia alle spalle di Foresto)
 FORESTO
                                           La carrozza?
 FABRIZIO
 La carroz... za... (S’adormenta)
 FORESTO
                                Eh! Io non sono pazzo
60di volervi servir di matarazzo!
 FABRIZIO
 Sì, la carrozza...
 FORESTO
                               O la carrozza o il carro,
 vi dico in due parole
 che, se non v’è denar, l’Arcadia vostra
 è presto terminata
65e tutta la brigata,
 provista d’appetito,
 grazie vi renderà del dolce invito.
 
 Aria
 
    Se vi mancano li contanti,
 fate quel che fanno tanti.
70Impegnate e poi vendete
 o se robba non avete
 già si sa l’usanza vaga
 che si compra e non si paga
 e si gode all’altrui spalle
75ed aspetti il creditor.
 
    Questa regola è diffusa,
 da per tutto già si usa
 ed è segno, chi ha del credito,
 quando un uomo è debitor.
 
 SCENA II
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
80Per dirla, quasi quasi
 or or me n’anderei
 e l’Arcadia e i pastori impianterei.
 Ma se l’anno passato
 son già stato graziato, il dover mio
85vuol che st’anno lo stesso faccia anch’io.
 E poi e poi vi son quelle ragazze
 che mi piaciono tanto
 e spero aver d’innamorarle il vanto.
 Ma cospetto, si spende
90troppo a rotta di collo.
 Voglio un po’ far il conto
 quant’ho speso finora