Artaserse, libretto, Roma, Amidei, 1749

 che l’arcisoprafina sua bontà
 gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
 Vada pure. Pancrazio,
415servi questo signor. (Al servo)
 CONTE
                                        L’essuberanza,
 anzi l’essorbitanza
 delle grazie, onde lei m’ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non fia mai vero
420ch’io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 
 Aria
 
 CONTE
 
    Non s’adiri, di grazia, ch’io taccio.
 Non vo’ darli più noia né impaccio.
 Bramo solo... Sto zitto e non parlo,
425più non ciarlo, credetelo a me.
 
    Ma tal pena chi può mai soffrire?
 Io star cheto! Mi sento morire;
 signor caro... ho finito, in mia fé.
 
 SCENA X
 
 FABRIZZIO solo
 
 FABRIZIO
 Con due pazzi di più nella brigata
430ora l’Arcadia in Brenta è terminata
 e viva l’allegria. Corpo del diavolo!
 Quand’io mi divertisco,
 proprio ringiovanisco
 e quelle ragazzette,
435quanto sono carette?
 Il passare con esse i giorni miei,
 cospetto! io non so dir cosa farei!
 Ma piano... che la moglie
 al tempo d’oggi è intrico, affanni e doglie.
 
 Aria
 
440   Per Lauretta vezzosetta
 la carrozza vada pure,
 per quel’altra ragazzetta
 li cavalli vadan pure,
 per madama vada il resto.
445Mi protesto
 che non vuo’ pensar a guai,
 no sempre mai
 voglio star in allegria
 e si spenda in compagnia
450tutto tutto quel che c’è.
 
 SCENA XI
 
 Madama LINDORA e poi il conte BELLEZZA
 
 LINDORA
 Dove Laura e Rosanna,
 dove mai sono?
 Vorrei seder un poco.
 Chi è di là? V’è nessuno?
 CONTE
455Madama, vi son io.
 LINDORA
 Da sedere... Oh perdoni!
 Non l’avevo osservato.
 CONTE
 A tempo son arrivato. (Gli dà la sedia)
 S’accomodi.
 LINDORA
                         Mi scusi...
 CONTE
460Anzi al provido ciel le grazie io mando,