L’olimpiade (Pergolesi): concordanza dei pezzi chiusi
L’olimpiade

Università di Milano

Pietro Metastasio
Giovanni Battista Pergolesi

L’olimpiade

Progetto Claudio Toscani

Cura dei testi verbali Romana Margherita Pugliese

L'olimpiade (Pergolesi): concordanza dei pezzi chiusi
I 2 «Superbo di me stesso» (4+4)
MEGACLE
        Superbo di me stesso
     andrò, portando in fronte
     quel caro nome impresso,
     come mi sta nel cor.
        Dirà la Grecia poi
     che fur comuni a noi
     l'opre, i pensier, gli affetti
     e alfine i nomi ancor.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
I 3 «Quel destrier che all'albergo è vicino» (4+4)
        Quel destrier che all'albergo è vicino
     più veloce s'affretta nel corso;
     non l'arresta l'angustia del morso,
     non la voce, che legge gli dà.
        Tal quest'alma, che piena è di speme,
     nulla teme, consiglio non sente;
     e si forma una gioia presente
     del pensiero che lieta sarà.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Ripieno di furore»
I 4 «"O care selve, o cara» (2+4+2+4+2+4+2+1)
CORO
        "O care selve, o cara,
     "felice libertà.
ARGENE
        "Qui se un piacer si gode
     "parte non v'ha la frode;
     "ma lo condisce a gara
     "amore e fedeltà.
CORO
        "O care selve, o cara,
     "felice libertà.
ARGENE
        "Qui poco ognun possiede
     "e ricco ognun si crede;
     "né più bramando impara
     "che cosa è povertà.
CORO
        "O care selve, o cara,
     "felice libertà.
ARGENE
        "Senza custodi o mura
     "la pace è qui sicura,
     "che l'altrui voglia avara
     "onde allettar non ha.
CORO
        O care selve, o cara,
     felice libertà.
ARGENE
        Qui gl'innocenti amori
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
I 5 «Del destin non vi lagnate» (4+4)
        Del destin non vi lagnate,
     se vi rese a noi soggette:
     siete serve, ma regnate
     nella vostra servitù.
        Forti noi, voi belle siete;
     e vincete in ogni impresa,
     quando vengono a contesa
     la bellezza e la virtù.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
I 6 «Tu di saper procura» (4+4)
        Tu di saper procura
     dove il mio ben s'aggira,
     se più di me si cura,
     se parla più di me.
        Chiedi se mai sospira,
     quando il mio nome ascolta,
     se 'l proferì talvolta,
     nel ragionar fra sé.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
I 7 «Più non si trovano» (6+6)
        Più non si trovano
     fra mille amanti
     sol due bell'anime
     che sian costanti;
     e tutti parlano
     di fedeltà.
        E il reo costume
     tanto s'avvanza,
     che la costanza
     di chi ben ama
     ormai si chiama
     semplicità.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Così il mio caro bene»
I 8 «Mentre dormi amor fomenti» (3+3)
        Mentre dormi amor fomenti
     il piacer de' sonni tuoi
     con l'idea del mio piacer.
        Abbia il rio passi più lenti;
     e sospenda i moti suoi
     ogni zeffiro leggier.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Io ti lascio. Dormi in pace»
I 10 «Ne' giorni tuoi felici» (2+2+4+2+2+3)
        Ne' giorni tuoi felici
     ricordati di me.
ARISTEA
        Perché così mi dici,
     anima mia, perché?
MEGACLE
        Taci bell'idol mio.
ARISTEA
     Parla mio dolce amor.
MEGACLE, ARISTEA A DUE
     parlando / Ah che                 oh Dio / tacendo
     tu mi trafiggi il cor.
ARISTEA
        (Veggio languir chi adoro,
     né intendo il suo languir!)
MEGACLE
        (Di gelosia mi moro
     e non lo posso dir!)
A DUE
        Chi mai provò di questo
     affanno più funesto,
     più barbaro dolor?
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
II 3 «Grandi, è ver, son le tue pene» (4+4)
        Grandi, è ver, son le tue pene;
     perdi, è ver, l'amato bene;
     ma sei tua; ma piangi intanto;
     ma domandi almen pietà.
        Io dal fato, io sono oppressa.
     Perdo altrui; perdo me stessa;
     né conservo almen del pianto
     l'infelice libertà.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
II 4 «Che non mi disse un dì» (5+5)
        Che non mi disse un dì?
     Quai numi non giurò?
     E come, oh Dio, si può,
     come si può così
     mancar di fede!
        Tutto per lui perdei,
     oggi lui perdo ancor.
     Poveri affetti miei!
     Questa mi rendi amor,
     questa mercede?
L, Venezia, Rossetti, 1738 «So che soffersi oh Dio»
II 5 «Siam navi all'onde algenti» (6+4)
        Siam navi all'onde algenti
     lasciate in abbandono;
     impetuosi venti
     i nostri affetti sono;
     ogni diletto è scoglio;
     tutta la vita è mar.
        Ben qual nocchiero in noi
     veglia ragion; ma poi
     pur dall'ondoso orgoglio
     si lascia trasportar.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Qual vinto è d'amore»
II 6 «"Del forte Licida» (4+4+4+4)
TUTTO IL CORO
        "Del forte Licida
     "nome maggiore
     "d'Alfeo sul margine
     "mai non suonò.
PARTE DEL CORO
        "Sudor più nobile
     "del suo sudore
     "l'arena olimpica
     "mai non bagnò.
ALTRA PARTE
        "L'arti ha di Pallade;
     "l'ali ha d'Amore;
     "d'Apollo e d'Ercole
     "l'ardir mostrò.
TUTTO IL CORO
        "No; tanto merito,
     "tanto valore
     "l'ombra de' secoli
     "coprir non può.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
II 7 «So ch'è fanciullo Amore» (3+4)
CLISTENE
        So ch'è fanciullo Amore,
     né conversar gli piace
     con la canuta età.
        Di scherzi ei si compiace;
     si stanca del rigore;
     e stan di rado in pace
     rispetto e libertà.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
II 10 «Se cerca, se dice» (4+4+4)
        Se cerca, se dice:
     «L'amico dov'è?»
     «L'amico infelice»
     rispondi «morì».
        Ah no sì gran duolo
     non darle per me.
     Rispondi, ma solo:
     «Piangendo partì».
        Che abisso di pene!
     Lasciare il suo bene!
     Lasciarlo per sempre!
     Lasciarlo così!
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
II 11 «Tu me da me dividi» (4+4)
ARISTEA
        Tu me da me dividi,
     barbaro, tu m'uccidi;
     tutto il dolor ch'io sento
     tutto mi vien da te.
        No non sperar mai pace;
     odio quel cor fallace;
     oggetto di spavento
     sempre sarai per me.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «L'atroce affanno»
II 12 «No, la speranza» (4+4)
ARGENE
        No, la speranza
     più non m'alletta.
     Voglio vendetta,
     non chiedo amor.
        Purché non goda
     quel cor spergiuro,
     nulla mi curo
     del mio dolor.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Barbaro traditore»
II 15 «Gemo in un punto e fremo» (4+4)
        Gemo in un punto e fremo;
     fosco mi sembra il giorno;
     ho cento larve intorno;
     ho mille furie in sen.
        Con la sanguigna face
     m'arde Megera il petto;
     m'empie ogni vena Aletto
     del freddo suo velen.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «M'accendo, m'agghiaccio»
III 2 «Caro son tua così» (4+4)
        Caro son tua così,
     che, per virtù d'amor,
     i moti del tuo cuor
     risento anch'io.
        Mi dolgo al tuo dolor;
     gioisco al tuo gioir;
     ed ogni tuo desir
     diventa il mio.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Così grande è il nostro amore»
III 3 «Lo seguitai felice» (4+4)
        Lo seguitai felice
     quand'era il ciel sereno;
     alle tempeste in seno
     voglio seguirlo ancor.
        Come dell'oro il fuoco
     scuopre le masse impure,
     scuoprono le sventure
     de' falsi amici il cor.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «In pensar che il fido amico»
III 4 «Fiamma ignota nell'alma mi scende» (3+3)
        Fiamma ignota nell'alma mi scende;
     sento il nume; m'inspira, m'accende,
     di me stessa mi rende maggior.
        Ferri, bende, bipenni, ritorte,
     pallid'ombre compagne di morte
     già vi guardo, ma senza terror.
L, Venezia, Rossetti, 1738 «Se non discioglie»
III 5 «Son qual per mare ignoto» (4+4)
        Son qual per mare ignoto
     naufrago passaggiero,
     già con la morte a nuoto
     ridotto a contrastar.
        Ora un sostegno ed ora
     perde una stella; alfine
     perde la speme ancora,
     e s'abbandona al mar.
L, Venezia, Rossetti, 1738 +1 verso
III 6 «"I tuoi strali terror de' mortali» (3+3+3+3+3)
CORO
        "I tuoi strali terror de' mortali
     "ah sospendi gran padre de' numi,
     "ah deponi gran nume de' re.
PARTE
        "Fumi il tempio del sangue d'un empio
     "che oltraggiò con insano furore,
     "sommo Giove, un'immago di te.
CORO
        "I tuoi strali terror de' mortali
     "ah sospendi gran padre de' numi,
     "ah deponi gran nume de' re.
PARTE
        "L'onde chete del pallido Lete
     "l'empio varchi, ma il nostro timore,
     "ma il suo fallo portando con sé.
CORO
        "I tuoi strali terror de' mortali
     "ah sospendi gran padre de' numi,
     "ah deponi gran nume de' re.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
III 6 «Non so donde viene» (6+4)
        Non so donde viene
     quel tenero affetto,
     quel moto che ignoto
     mi nasce nel petto,
     quel giel che le vene
     scorrendo mi va.
        Nel seno a destarmi
     sì fieri contrasti
     non parmi che basti
     la sola pietà.
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente
III 10 «Viva il figlio delinquente» (3+3)
CORO DI SACERDOTI E POPOLO
        Viva il figlio delinquente
     perché in lui non sia punito
     l'innocente genitor.
        Né funesti il dì presente,
     né disturbi il sacro rito
     un'idea di tanto orror.
L, Venezia, Rossetti, 1738 uguale
aggiunta  «Talor guerriero invitto» (4+4)
AMINTA
        Talor guerriero invitto
     fra cento armati e cento
     in marzial conflitto
     la palma riportò.
        E poi d'un solo a fronte
     di lui men prode e forte
     preda restò di morte,
     né il suo valor bastò.
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente
aggiunta  «Apportator son io» (4+4)
        Apportator son io
     del tuo maggior contento,
     e discacciar mi sento
     senza saper perché!
        Dimmi, qual fallo è il mio?
     Dimmi, qual è l'offesa?
     E perché tanto accesa
     di sdegno or sei con me?
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente
aggiunta  «L'infelice in questo stato» (4+4)
        L'infelice in questo stato,
     benché reo, ne' petti altrui
     pietà desta e a' pianti sui
     tutti invita a lagrimar.
        Né il suo labbro innamorato
     lascia mai lo stile antico:
     chiama sempre il caro amico
     e lo torna a richiamar.
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente
aggiunta  «Torbido in volto e nero» (6+6)
        Torbido in volto e nero,
     benché non tuoni il cielo,
     tacito e gonfio appare
     senz'alcun vento il mare,
     e in petto al passaggiero
     il cor fa palpitar.
        In quell'orrore ascoso
     il turbine s'appresta.
     E quel silenzio è un segno
     di prossima tempesta,
     che van destando i venti
     racchiusi in seno al mar.
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente
aggiunta  «Nella fatal mia sorte» (4+3)
LICIDA
        Nella fatal mia sorte
     non chiedo il tuo perdono,
     ma questo solo in dono
     chiedo alla tua pietà.
        Così per me la morte
     che da soffrir mi resta
     funesta non sarà.
L, Venezia, Rossetti, 1738 assente

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