Il negligente: concordanza dei pezzi chiusi
Il negligente

Università di Padova

Carlo Goldoni
Vincenzo Legrenzio Ciampi

Il negligente

Progetto Anna Laura Bellina

Cura dei testi verbali Cinzia Simonato,
Anna Vencato

Il negligente: concordanza dei pezzi chiusi
I 3 «Già te l'ho detto» (4+4+5)
        Già te l'ho detto
     cos'hai da fare,
     non mi stancare,
     non m'annoiar.
        Via Porporina,
     vanne in cucina,
     la pitancina
     vammi tu a far.
        L'ho detto chiaro,
     tu m'hai capito.
     O che apetito.
     Cara, non farmi
     tanto aspettar.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 assente
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
I 4 «Ho da dir che il testamento» (7+4)
        Ho da dir che il testamento...
     Ho da dir... Non ne so più.
     Porporina, dillo tu...
     Zitto, zitto l'ho trovata.
     Ho da dir ch'è la ragione
     della sua prostituzione
     che si deve sostener.
        Gran memoria tengo io!
     Ho da dir che il padron mio
     l'ha cercato, l'ha trovato...
     Sì, va bene, lo dirò.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 2 versi variati
L, Leida, Luzac, 1752 assente
L, Trieste, Trattner, 1756 uguale
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
I 5 «Non posso soffrire» (4+5)
        Non posso soffrire
     vedervi languire;
     ho un cor troppo tenero,
     vi voglio aiutar.
        (Perché non è avaro,
     non prezza il danaro,
     lo vuo' consolar).
     Ho un cor troppo tenero,
     vi voglio aiutar.
L, Parma, Monti, 1752 assente
L, Firenze, Stecchi, 1752 uguale
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
I 6 «Senza sentir il danno» (10)
        Senza sentir il danno
     dell'amorose pene,
     esser privo d'affanno
     in grazia al caro bene,
     non v'è piacer più amabile,
     dical chi amor provò.
     Misero! Non son io
     felice; e chi mel niega?
     Che più bramar degg'io,
     più desiar non so.
L, Parma, Monti, 1752 +8 versi
L, Firenze, Stecchi, 1752 -1 verso, 3 versi variati
L, Leida, Luzac, 1752 «Almen se non posso io»
L, Trieste, Trattner, 1756 assente
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «D'amor nel vasto impero»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 «Fra lo splendor del sesso»
L, Brunswick, 1760 «Del caro amico il fato»
L, Venezia, Savioli, 1771 assente
I 7 «Bel contento è l'esser sposi» (7+5)
        Bel contento è l'esser sposi
     senza aver da sospirar.
     Ma poi tutto si scompiglia
     quando grida la famiglia:
     «Pane, pane, mamma mia»;
     oh che brutta sinfonia
     quando pane più non c'è.
        Dura un giorno, un mese o un anno
     il piacer d'amor novello.
     Da principio tutto è bello
     e poi doppo vien l'affanno;
     meglio è stare ognun da sé.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 -5 versi
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 assente
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Bel piacere è l'aver moglie»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 «Sposi sarem contenti»
L, Brunswick, 1760 -5 versi
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
I 8 «Oimè cos'è questo» (8+7)
AURELIA
        Oimè cos'è questo
     ch'io provo nel core?
     Nemica d'amore
     son stata finor.
     Adesso per voi
     mi sento languir.
     Ma, caro, ma poi
     di me che sarà?
        Son troppo innocente
     nell'arte d'amar.
     Oimè non vorrei
     lasciarmi ingannar.
     Di me semplicetta,
     di me poveretta
     abbiate pietà.
L, Parma, Monti, 1752 -7 versi
L, Firenze, Stecchi, 1752 «L'alma mi sento pungere»
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 -7 versi, 1 verso variato
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 -7 versi
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
I 9 «Deh non fate ch'io vi chiami» (4+4)
        Deh non fate ch'io vi chiami
     crudo padre e dispietato,
     del mio core innamorato
     deh movetevi a pietà.
        Lo sapete s'io fui sempre
     rassegnata ed umil figlia;
     ma l'affetto or mi consiglia
     né so dir quel che sarà.
L, Parma, Monti, 1752 +8 versi
L, Firenze, Stecchi, 1752 -2 versi, 1 verso variato
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 «Padre, oh dio, se vi consiglia»
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Ah se in ciel, benigne stelle»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760 «Ah non son io che parlo»
L, Venezia, Savioli, 1771 -1 verso
I 11 «Scrigno caro, bello bello» (3+4+4+6+4+7+4)
FILIBERTO
        Scrigno caro, bello bello,
     te ne vai così pian piano
     ed ormai non ve n'è più.
PORPORINA
        Ehi, signor, siete chiamato.
FILIBERTO
     Chi mi vuole?
PORPORINA
                               Il palazista.
FILIBERTO
     Oh che vita, amara e trista!
     Vada via; ritornerà.
PASQUINO
        Ehi, signor, siete cercato.
FILIBERTO
     Chi mi brama?
PASQUINO
                                 È un cavaliere.
FILIBERTO
     Vada via, ritornerà.
PORPORINA, PASQUINO A DUE
     (Ed ancor non se ne va?)
        Sì signor, glielo diremo.
FILIBERTO
     Con chi dite?
A DUE
                              Una parola,
     una cosa sola sola
     vi vuol dire e se ne va.
FILIBERTO
     Oh che pena!
A DUE
                              (Se ne va).
FILIBERTO
     Oh che rabbia!
A DUE
                                 (Se ne va).
PORPORINA, PASQUINO A DUE
        Se n'è andato, se n'è andato.
     E lo scrigno è spalancato.
     Prendi, prendi, piglia piglia.
     Presto, presto, ch'egli è qua.
FILIBERTO
        Cosa fate?
A DUE
                                                   Niente, niente.
FILIBERTO
     Cos'è questo?
A DUE
                              Nulla, nulla.
FILIBERTO
     Vuo' vedere.
PORPORINA
                            A una fanciulla?
FILIBERTO
     Vuo' toccare.
PASQUINO
                             Ad un zitello?
FILIBERTO
     Birboncello l'ho trovato.
     Disgraziata m'hai rubbato.
     Presto andate via di qua.
PORPORINA
        Io non sono.
PASQUINO
                                                       È stata lei.
FILIBERTO
     Sei bugiardo, ardita sei.
PORPORINA, PASQUINO A DUE
     Perdonate per pietà.
FILIBERTO
     Presto andate via di qua.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 2 versi variati
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 +1 verso
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 +3 versi
L, Brunswick, 1760 uguale
L, Venezia, Savioli, 1771
II 2 «Crudelaccio, crudelaccio» (3+4+4+4)
        Crudelaccio, crudelaccio,
     non mi fate sospirar.
FILIBERTO
     Non mi fate lacrimar.
AURELIA
        Io son tutta tutta vostra,
     questa mano è tutta mia,
     quel visetto voglio amar.
FILIBERTO
     Voi mi fate giubilar.
AURELIA
        Imparate, o donne care,
     che vi pare? Non fo bene?
     Or si ride ed or si sviene.
     Un la mano e l'altro il cor.
CORNELIO
        (E quel pazzo se lo crede;
     non s'avvede dell'inganno.
     Queste donne affé ne sanno
     di bugie più d'un dottor).
L, Parma, Monti, 1752 1 verso variato
L, Firenze, Stecchi, 1752 +2 versi, 3 versi variati
L, Leida, Luzac, 1752 «Qual nocchiero abbandonato»
L, Trieste, Trattner, 1756 uguale
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 -3 versi, 5 versi variati
L, Brunswick, 1760 1 verso variato
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
II 3 «Con questo foglio in mano» (6+5)
        Con questo foglio in mano
     farò l'aggiustamento.
     (Ma lo farò per me).
     Vedrete chi son io.
     D'un galantuom par mio
     non s'ha da dubitar.
        La vostra ricca entrata,
     la vostra sposa bella
     difendervi saprò.
     (Ma presto questa e quella
     gli voglio sgraffignar).
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 1 verso variato
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 «Vado illustrissimo»
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 -5 versi
L, Brunswick, 1760 uguale
L, Venezia, Savioli, 1771
II 4 «Basta, basta, fermi state» (4)
FILIBERTO
        Basta, basta, fermi state.
     Maledetti, mi stroppiate.
     Tocca, tocca, se tu vuoi.
     Va' a scherzar co' pari tuoi.
L, Parma, Monti, 1752 +12 versi
L, Firenze, Stecchi, 1752 +8 versi
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 +5 versi
L, Brunswick, 1760 +8 versi
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
II 5 «Ohimè, che fuor del petto» (4+4+4+3)
        Ohimè, che fuor del petto
     mi vien sul labbro il cor.
     Ma su quel bel labretto
     veggo il tuo core ancor.
        Damm'il tuo core, oh dio!
     Pigliati, o caro, il mio!
     Piglialo, che tel dono,
     damelo, per pietà.
        Cosa farai del mio?
     Del tuo cosa farò?
     Perché fedel son io,
     il tuo lo serberò.
        Tu che pietà non hai
     me lo strappazzerai?
     No, no per carità.
L, Parma, Monti, 1752 5 versi variati
L, Firenze, Stecchi, 1752 -7 versi
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 -7 versi
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
II 6 «Dunque è vostra innamorata» (5)
        Dunque è vostra innamorata.
     (Maledetta, disgraziata
     creppa, schiatta, va' in malora,
     aver ben non possa un'ora).
     Dunque è ver che vi vuol bene?
L, Parma, Monti, 1752 +19 versi
L, Firenze, Stecchi, 1752 +13 versi, 1 verso variato
L, Leida, Luzac, 1752 «Padron caro... parli chiaro»
L, Trieste, Trattner, 1756 +14 versi
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760 +14 versi
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
II 7 «Pria ritornare al fonte» (5+5)
        Pria ritornare al fonte
     vedrai torrente altero
     che all'amor mio sincero,
     che alla mia fé costante
     tempre vedrai cangiar.
        Né per ingiurie ed onte
     d'aversa iniqua stella
     questo mio core amante
     della sua bella fiamma
     mai si potrà scordar.
L, Parma, Monti, 1752 +5 versi, 5 versi variati
L, Firenze, Stecchi, 1752 «Io t'amo, ben mio»
L, Leida, Luzac, 1752 «No, mia cara, non temete»
L, Trieste, Trattner, 1756 «Rende il mar quando più freme»
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Più non turbarti, o cara»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 «Ch'io mai vi possa lassiar d'amare»
L, Brunswick, 1760 «Vieni, sarai contenta»
L, Venezia, Savioli, 1771 -1 verso
II 8 «Tremo fra' dubi miei» (6+4)
        Tremo fra' dubi miei,
     pavento i rai del giorno,
     anche nel mio soggiorno
     mi turbo e mi confondo,
     l'aure che ascolto intorno
     mi fanno palpitar.
        Nascondermi vorrei,
     vorrei scoprir l'errore
     né di celarmi ho core
     né core ho di parlar.
L, Parma, Monti, 1752 assente
L, Firenze, Stecchi, 1752 «Leon cacciato in selva»
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 «Leon, che a stragge aspira»
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Se dal fiume altera l'onda»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760 «Contro il destin che freme»
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
II 10 «Allegri e contenti» (4+2+3+2+2+2+2+2+2+2+2+4)
AURELIA, PASQUINO A DUE
        Allegri e contenti
     s'ammiam di buon core.
     Più dolce è l'amore
     novello nel sen.
PORPORINA, FILIBERTO A DUE
        Che voglia mi vien
     d'andarli a scanar.
AURELIA
        E vada il padrone...
PASQUINO
     E vada la serva...
A DUE
     A farsi squartar.
FILIBERTO
        Indegna.
PORPORINA
                                                 Briccone.
A DUE
     Si tratta così?
AURELIA, PASQUINO A DUE
        (Non v'è più rimedio,
     già tutto sentì).
PORPORINA
        Con voi, sfacciatella,
     mi voglio sfogar.
AURELIA
        Con te, birboncella,
     non voglio gridar.
FILIBERTO, PASQUINO A DUE
        Fermate, tacete,
     non state a strillar.
FILIBERTO
        Indegno, briccone,
     ti vuo' bastonar.
PASQUINO
        Non curo il padrone,
     mi vuo' vendicar.
AURELIA, PASQUINO A DUE
        Fermate, tacete,
     non state a strillar.
A QUATTRO
        Che rabbia mi sento,
     che fiero tormento.
     L'affanno, lo sdegno
     vuol farmi crepar.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 4 versi variati
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 assente
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771
III 2 «Principiai amar per gioco» (4+4)
        Principiai amar per gioco
     e d'amor il cor m'acesi,
     già m'aletta il dolce foco.
     E maggiore ognor si fa.
        Fra i piaceri e fra i diletti
     oggi nacque il mio tormento;
     ma d'amare io non mi pento
     perché spero alfin pietà.
L, Parma, Monti, 1752 «Garrir superba, audace»
L, Firenze, Stecchi, 1752 «Sentirsi dire»
L, Leida, Luzac, 1752 «Garrir superba, audace»
L, Trieste, Trattner, 1756 «Mi par mill'anni vedere»
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Quando sarà che amore»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 «Nel furor di doppio vento»
L, Brunswick, 1760 «Basta così, t'intendo»
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
III 3 «Che bel contento è questo» (6+4)
AURELIA
        Che bel contento è questo
     sposarsi qui fra noi.
     Ma questa sera poi,
     Cornelio, come andrà?
     Oh che piacer, mio caro,
     oh che felicità!
        (Se Filiberto è in colera
     più non importa a me.
     Qualcuno sempre c'è
     che fa la carità).
L, Parma, Monti, 1752 3 versi variati
L, Firenze, Stecchi, 1752 uguale
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756 -4 versi, 1 verso variato
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Veduto in lontananza»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 -4 versi
L, Brunswick, 1760 3 versi variati
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
III 5 «Levarsi dopo il sole» (5+5)
        Levarsi dopo il sole
     e andar prima di quello
     nel letto a riposar,
     questa si può chiamar
     vita beata.
        Chi faticar si suole
     consuma il suo cervello
     e alfine ha da creppar.
     Compiango a lavorar
     la gente nata.
L, Parma, Monti, 1752 «Non voglio imbrogli»
L, Firenze, Stecchi, 1752
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757 «Io non voglio affanni al core»
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760 assente
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
III 6 «Vita mia, mio bel tesoro» (6+3+4)
        Vita mia, mio bel tesoro,
     per te smanio, per te moro.
PORPORINA
     Idol mio, mio dolce amore,
     per te in sen mi brucia il core.
PASQUINO
     Fammi un vezzo.
PORPORINA
                                    Io non ne so.
     Falo tu.
PASQUINO
                   T'insegnerò.
        Cara, cara.
PORPORINA
                                                    Bello, bello.
A DUE
     Ahi che amor con un martello
     mi fracassa in petto il cor.
PORPORINA
        Deh non darmi gelosia.
PASQUINO
     Pace è fatta e pace sia.
A DUE
     Ho provata la gran pena!
     Ho provato il gran dolor!
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752 -4 versi
L, Leida, Luzac, 1752 uguale
L, Trieste, Trattner, 1756 -4 versi
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758 uguale
L, Brunswick, 1760 «Non è ver, non son crudele»
L, Venezia, Savioli, 1771 uguale
III 8 «Chi lieto giubila» (4+4)
CORO
        Chi lieto giubila,
     chi tristo geme,
     chi piange e freme,
     chi lieto sta.
        Dolente è il core
     del traditore.
     Ma l'innocente
     godendo va.
L, Parma, Monti, 1752 uguale
L, Firenze, Stecchi, 1752
L, Leida, Luzac, 1752
L, Trieste, Trattner, 1756
L, Torino, Avondo e Baino, 1757
L, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758
L, Brunswick, 1760
L, Venezia, Savioli, 1771